Oltre 100 arresti per gli sconti di Draggo
Le autorità cinesi della prefettura di Kardze hanno arrestato più di 100 manifestanti tibetani che avevano partecipato alle proteste dello scorso 23 gennaio a Draggo. Nel corso della manifestazione, convocata per chiedere il rilascio di un abitante del luogo e il ritorno del Dalai Lama in Tibet, gli agenti di pubblica sicurezza avevano aperto il fuoco contro i civili: almeno 6 le vittime. Secondo alcune fonti locali, raccolte da Radio Free Asia, la polizia ha arrestato anche tutti i 60 dimostranti feriti nel corso della sparatoria. Gli scontri di Draggo hanno dato il via a una serie di manifestazioni in tutta la provincia del Sichuan, a maggioranza tibetana, che sono state soffocate con la violenza. Le fonti sottolineano che tutte le manifestazioni sono state pacifiche; per la Cina, invece, si è trattato di “scontri violenti istigati da separatisti tibetani“. Secondo un monaco tibetano di nome Kalsang, che ora vive in India, “gli arrestati sono stati portati nelle prigioni di Ra Nga Kha a Bamei e in quella di Tawu. I feriti sono stati condotti via per ricevere delle cure, ma non sappiamo come saranno realmente trattati. I nomi degli arrestati sono tenuti segreti. Al momento la zona di Draggo è controllata a vista dalla polizia, che chiede i documenti persino agli studenti delle scuole inferiori”. Il Tibet è da circa un anno teatro di manifestazioni violente contro la dominazione cinese e di auto-immolazioni da parte di 16 monaci buddisti che, nonostante gli appelli contrari del Dalai Lama, si sono dati fuoco in piazza per chiedere libertà religiosa e autonomia culturale. Pechino teme nuovi focolai di insurrezione nei giorni precedenti al 18esimo Congresso comunista e sta usando il pugno di ferro per reprimerli.
Fonte: Asia News, 2 febbraio 2012