Aborti selettivi: in Cina nascono sempre meno bambine
Associated Press l’8 agosto ha pubblicato un articolo in cui si espone la ferma intenzione della Cina di combattere l’aborto selettivo per colmare il gap tra maschi e femmine che negli ultimi 30 anni - a causa della brutale politica del figlio unico - si è andato ingigantendo sempre di più. C’è da sperare?
Reggie Littlejohn, di Women Rights Without Frontiers, spegne immediatamente il barlume di speranza che poteva essersi acceso nel cuore del lettore.
Nel 2004 la BBC aveva dato risonanza ad una dichiarazione analoga. “La Cina agisce per proteggere le bambine” (“China acts to protect baby girls”), proclamò Zhao Baige, allora membro direttivo, oggi vice ministro della Commissione Nazionale per la Pianificazione Familiare: “Agiremo per ricondurre la percentuale di maschi e femmine a livelli normali entro il 2010”
Il risultato: nel 2004 nascevano 117 bambini su 100 bambine; nel 2011, un anno dopo la scadenza che aveva dato il ministro, nascono 119 maschi su 100 femmine.
Stesso governo, stesso proclama d’intenti. Dovremmo aspettarci risultati diversi?
Questo gap tra uomini e donne crea gravi problemi sociali: oggi i giovani cinesi faticano molto a trovare una moglie. Chi può si reca in Vietnam o in Corea del Nord a “comprarla”, e all’interno della Cina la tratta delle donne ha ormai assunto proporzioni preoccupanti, per ammissione delle stesse autorità cinesi.
Per approfondire l’argomento rimandiamo al nostro libro Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina. Per leggere il post della Littlejohn sul sito di WRWF cliccare qui.
FRP
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