Aggressioni e acido in faccia, la risposta di Pechino a chi denuncia i corrotti
Il presidente Xi Jinping ha lanciato una crociata contro tangenti e malversazioni nel Partito, invitando la popolazione a partecipare smascherando chi si comporta male. Ma blogger e attivisti che lo hanno preso sul serio sono finiti in ospedale o sono spariti nel nulla. Li Jianxin, accoltellato e sfigurato con l’acido, ha perso un occhio.
Pechino - Nonostante gli editti contro la corruzione emanati dal presidente cinese Xi Jinping, chi osa denunciare i quadri del Partito comunista finisce picchiato, incarcerato o sfigurato con l’acido. Secondo i dati di Ong e Associazioni per i diritti umani, infatti, negli ultimi due mesi almeno 6 fra blogger e attivisti anti-corruzione sono stati oggetto di attacchi da parte di “sconosciuti” o forze dell’ordine.
Nel marzo 2013, parlando subito dopo la sua elezione a leader supremo della nazione, il neopresidente cinese ha avvertito i funzionari e la popolazione cinese: “Non saranno più tollerati malversazioni e tangenti, i dirigenti governativi devono smetterla con macchine lussuose e sprechi che colpiscono la nostra immagine. Serve la supervisione del popolo, se vogliamo combattere davvero la corruzione”.
Li Jianxin, blogger, ha preso sul serio l’invito del presidente e ha lanciato una serie di accuse su internet contro i funzionari governativi di Huizhou, nella ricca provincia meridionale del Guangdong, colpevoli di aver rubato fondi pubblici, confiscato terre ai legittimi proprietari e aver promosso i propri parenti in posti di responsabilità. L’8 luglio scorso, due uomini lo hanno accoltellato in faccia e gli hanno lanciato dell’acido sulla schiena.
L’attivista è oggi ricoverato in ospedale proprio a Huizhou, cieco da un occhio (v. foto): “Il discorso di Xi alla nazione è stato come un balsamo per il cuore. Il leader di tutta la Cina ha dato importanza e sostegno ai nostri sforzi e alla nostra battaglia contro la corruzione”. Tuttavia, la polizia non ha scoperto i colpevoli della sua aggressione e non ha mai dato seguito alle sue denunce politiche.
Stessa storia per Zhu Guoyu, segretario generale dell’Associazione popolare di Maoming per l’Amicizia con le nazioni straniere e funzionario comunista. Attraverso internet ha denunciato la corruzione dei suoi colleghi: prima il suo capo lo ha avvertito di “lavorare di più e scrivere di meno”. Poi, nel 2011, è stato accoltellato da sconosciuti ma è sopravvissuto. Nel settembre 2012 è stato investito ed è sopravvissuto di nuovo.
Altre 4 persone, molto attive su internet, sono sparite nel nulla: secondo alcune Ong si trovano nelle “prigioni nere” della Cina, hotel o capannoni industriali dove la polizia trattiene senza mandato e senza ordine di arresto i cittadini “scomodi”. Tuttavia, nonostante minacce e aggressioni, Zhu è convinto che la lotta contro la corruzione vincerà: “Ci sono troppe persone che osservano quello che succede, e sono convinto che un foglio di carta non possa nascondere un incendio”.
AsiaNews, 05 Agosto 2013
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