Busto, scoperto giro di Thun falsi Tarocchi cinesi venduti in tutta Italia
Thun made in China: sequestrati 17mila falsi d’autore in tutta Italia, un milione di euro il danno stimato a carico della celebre firma di oggetti d’arredo. L’inchiesta è partita da Busto Arsizio, la cui procura lancia il monito: «Chi acquista prodotti non originali rischia multe elevate e, inconsapevolmente, spesso arricchisce la criminalità organizzata». L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Nadia Calcaterra e portata a termine dagli uomini della guardia di finanza di Busto Arsizio guidati dal capitano Diego Serra, è partita da un negozietto bustocco. In tutto sono state denunciate 108 persone: si tratta di cittadini cinesi che importavano dalla madrepatria gli oggetti-copia della celebre casa altoatesina per poi venderli all’ingrosso o al dettaglio in tutto lo Stivale.
Tutto è partito da un controllo delle Fiamme gialle in un esercizio commerciale del tipo “tutto a un euro” con sede in città. Tra gli scaffali i militari hanno notato gli inconfondibili oggetti Thun: scatolette, fiori, statuette con le fattezze di teneri orsacchiotti o elefantini. Forgia e colori erano in tutto e per tutto simili agli originali: peccato che il costo della merce fosse di almeno quattro volte inferiore a quello imposto dai rigorosi (e ricchi) listini Thun. Thun, del resto, è un’eccellenza del made in Italy: la leggendaria casa di oggettistica e stoviglie per la casa realizza ogni suo pezzo a mano, comparendo nelle magioni più trendy del pianeta. I costi sono proporzionali alla fattura. Il primo passo per i finanzieri è stato quindi il sequestro dei 580 pezzi scovati sugli scaffali del negozio bustocco. Oggetti che, è vero, recavano un marchietto diverso da quello della griffe altoatesina (sulle scatole era scritto “Cinecittà”), ma erano copie perfette di quelli di proprietà industriale della Thun. Scatolette e animaletti erano insomma stati studiati per trarre in inganno il consumatore. L’indagine ha portato i militari a seguire la traccia del falso sino al distributore per il nord Italia dei pezzi d’imitazione: una ditta con sede a Concorezzo, in provincia di Monza Brianza, sempre gestita da cittadini cinesi. Qui sono finiti sotto sequestro altri 11.200 oggetti taroccati, mentre una serie di capillari perquisizioni in negozi low cost sparsi in tutta Italia ha portato ad apporre i sigilli ad altri 5.500 pezzi.
Scovato, a Roma, anche l’importatore che dalla Cina faceva arrivare la merce in Italia: si tratta di un’altra azienda gestita da cittadini cinesi. Purtroppo dalle indagini della guardia di finanza è emerso che altri 11mila oggetti sono stati venduti finendo nelle case di altrettanti ignari italiani. Il danno arrecato alla griffe bolzanina dalle copie smerciate sottoprezzo è di circa un milione di euro. I falsi, inoltre, per avere prezzi tanto bassi erano realizzati con materiali scadenti, spesso nocivi alla salute. «Reati di questo tipo - spiega Nadia Calcaterra - creano danni economici di rilevante portata, colpendo in particolare le aziende titolari dei marchi originali». In sintesi, si innesca un circolo vizioso che “dopa” l’economia, generando anche problemi occupazionali. «Il reato di contraffazione è stato introdotto da una legge del 2009 - continua il magistrato - e prevede sanzioni amministrative anche per gli acquirenti. Non acquistate prodotti non originali, andando a ingrossare un mercato che vale milioni di euro e spesso è legato alla criminalità organizzata»
Fonte: La Provincia di Varese, 10 Settembre 2011
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