Il nuovo capo di Hong Kong si prepara a combattere ‘l’atteggiamento pro-indipendenza’ con l’implemento di nuove leggi
Il nuovo governatore generale di Hong Kong, Carrie Lam, ha dichiarato che combatterà le “forze pro-indipendenza” in città e comincerà a promuovere il senso d’identità cinese tra i bambini molto piccoli, innescando il timore che cercherà di fare loro il lavaggio del cervello per indurli alla fedeltà verso il Partito Comunista Cinese.
L’ex ufficiale di Pechino Chen Zuo’er
Lam, che assumerà formalmente la carica di governatore il primo luglio, durante i festeggiamenti per il ventesimo anniversario del passaggio della città alla Cina, ha affermato che la sua amministrazione farà rispettare “rigidamente” la legge esistente, che, lei sostiene, proibisce “il comportamento pro-indipendenza”.
“Credo che la maggior parte della popolazione di Hong Kong non prenda in considerazione l’indipendenza”, ha detto Lam all’emittente cinese CCTV.
“Il prossimo governo di Hong Kong eserciterà le proprie funzioni con pugno di ferro, secondo la legge, poiché tutti i comportamenti pro-indipendenza violano le leggi locali. Dobbiamo applicare rigorosamente la legge”, ha detto Lam.
Ha anche presentato proposte per cominciare a educare i bambini di Hong Kong già dall’asilo, affermando che i giovani della città devono capire i “pericoli” posti dal pensiero favorevole all’indipendenza.
“In futuro penso che la storia cinese dovrà essere obbligatoria nel curriculum di studi, a partire dal primo anno della scuola secondaria e dobbiamo fare di più per incoraggiare i bambini a sperimentare la cultura cinese”, ha proseguito Lam.
“Al di fuori delle scuole, abbiamo bisogno di molte più attività volte a garantire che la nostra gioventù… capisca gli ultimi sviluppi del nostro paese”, ha aggiunto.
‘Forze ostili’
L’ex ufficiale di Pechino per gli affari di Hong Kong e Macao, Chen Zuo’er, ha accusato i gruppi “regionali” che hanno come unico focus Hong Kong, così come i gruppi che vogliono una maggiore autonomia o l’indipendenza della città, di essere “forze ostili”.
“Queste forze ostili hanno creato ogni tipo di spauracchio per distorcere e attaccare il vero principio ‘un paese, due sistemi’”, ha dichiarato Chen ai giornali locali. “Lo fanno per nascondere la propria posizione anticinese e anticomunista, che si opponeva al ritorno di Hong Kong alla madrepatria”.
Ha respinto suggerimenti che la città possa scegliere autonomamente la propria strada, una volta che scadranno i cinquanta anni dell’accordo stipulato in occasione del passaggio, nel 2047.
“La cosiddetta idea che, se non ci piace come stanno andando le cose nel 2047, allora possiamo cambiarle, è una pericolosa assurdità”, ha replicato, avvertendo che Hong Kong deve legiferare per incorporare nel suo sistema legale indipendente le leggi cinesi, profondamente impopolari, sulla sicurezza nazionale e sulla sovversione.
I tentativi di passare tali leggi nel Consiglio Legislativo della città nel 2003 hanno scatenato proteste di massa il primo luglio 2003, e da quel momento non si è più tentato di ripresentarle.
“Non possono essere rimandate ancora”, ha avvertito Chen. “Ma fino a quando non passeranno, usiamo le leggi esistenti per perseguire penalmente gli attivisti favorevoli all’indipendenza”.
Linea dura
Il commentatore Li Ruishao ha affermato che la linea di Pechino sembra essersi indurita, a seguito dei recenti legami tra attivisti indipendentisti di Hong Kong e Taiwan.
Ritiene che i movimenti indipendentisti della città siano delle sorte di ‘spaventapasseri’.
“Perché Pechino si sta accanendo contro gli attivisti favorevoli all’indipendenza, in modo così fasullo, quando è chiaro a tutti che il concetto di indipendenza non entrerà mai nell’opinione generale di Hong Kong?”.
“Eppure hanno messo in piedi questo spauracchio, che attaccano continuamente. Non so cosa attaccheranno, una volta che sarà stato distrutto”.
“Forse… a quel punto, anche una cosa minima, la più banale, sarà trasformata in un bersaglio a cui sparare”, ha proseguito.
Chan Ho-tin, coordinatore del partito nazionale per l’indipendenza di Hong Kong, ha dichiarato che le minacce di Lam non hanno fondamento giuridico.
“Lei ha affermato che sostenere l’indipendenza viola le nostre leggi… se è così, dovrebbe arrestarmi immediatamente, invece di dire che ho violato la legge”, ha detto Chan a RFA.
“Non credo che lei sia in grado di dire esattamente quali leggi ho violato”, ha concluso.
‘Lavaggio del cervello sciovinista’
L’ex studente, leader del movimento Occupy Central e legislatore Nathan Law ha accusato Lam di cercare di reintrodurre di soppiatto le proposte, molto impopolari, da Pechino “di un’educazione nazionale sciovinista”, che avevano già suscitato proteste in massa degli studenti nel 2012.
“Questa è la dimostrazione che Pechino non ha rinunciato alle sue proposte per un’educazione sciovinista a Hong Kong”, ha proseguito Law. “Continuano a insistere senza requie sulla necessità di un lavaggio di cervello sulla madrepatria”.
“Si dovrebbe mettere in guardia la gente che questa cosiddetta idea di un’educazione improntata all’identità nazionale è solo sciovinismo sotto nuove vesti, qualcosa che hanno cercato di imporre negli ultimi 12 anni”.
Egli inoltre ha negato i suggerimenti di Pechino che gli attivisti per l’indipendenza di Hong Kong e Taiwan stiano complottando per mettere in pericolo la sicurezza nazionale.
“Durante tutto il periodo a Taiwan, perfino nelle nostre conversazioni informali, non una volta è stato menzionato l’argomento ‘sovranità’”, ha detto Law. “Stanno solo cercando di etichettarci. Questo è un attacco divisivo, che non ha alcuna base nella realtà”.
Joshua Wong, ex leader studentesco di Occupy Central e segretario generale del partito democratico Demosisto, ripropone i commenti di Law.
“Dimostra che Carrie Lam sta solo seguendo la linea dura del governo di Pechino e vorrebbe introdurre in futuro un tipo di educazione fortemente sciovinista”, ha dichiarato Wong all’emittente governativa RTHK.
L’identità di Hong Kong
L’attenzione all’identità dei giovani di Hong Kong si è intensifica dopo che un sondaggio condotto dall’Università di Hong Kong ha rilevato che la percentuale di giovani che s’identifica come cinese ha raggiunto il punto più basso della storia della città, dal momento del passaggio.
Il sondaggio ha scoperto che il 37% degli intervistati si è identificato come hongkongese, e il 21% come cinese, mentre altri hanno preferito opzioni più ambigue come ‘hongkongese in Cina’ o ‘cinese a Hong Kong’.
Ma solo il 3,1% del gruppo di età 18-28 si è identificato come cinese, il risultato più basso del sondaggio, iniziato nel 1997.
In generale, l’indagine ha rilevato che più del 73% ha scelto ‘hongkongese’ come indicatore più forte della propria identità, seguito da ‘asiatico’, scelto da poco più del 70%, ‘membro della razza cinese’ dal 64%, e ‘cinese’ dal 62,5%.
Radio Free Asia,22 giugno 2017
Traduzione Andrea Sinnove,LRF Italia Onlus
English article,Radio Free Asia:
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