Cheng Guangcheng, martire per Cristo e per la Vita

Cieco, cristiano, avvocato autodidatta, è privo della libertà e in pericolo di morte per aver difeso le donne cinesi dagli abusi e le violenze perpetrate dal regime comunista nell’applicazione della politica del figlio unico: grazie a questa politica, la Cina si vanta di aver “evitato” 400 milioni di nascite dal 1979. La rivista Time l’ha incluso nel 2006 nella lista delle “cento personalità che cambiano il nostro mondo”. Nel 2007 ha ricevuto il premio Magsaysay, una sorta di Nobel asiatico. Anche se la maggior parte delle persone è al corrente del fatto che la Cina persegue la “politica del figlio unico”, in realtà non sa precisamente che cosa questo comporti. A parte alcune eccezioni, la regola è che ogni coppia deve procreare un solo bambino. Anche per sposarsi e per mettere al mondo un figlio è obbligatorio ricevere una licenza speciale emessa dal governo. Di conseguenza, la legge repressiva sulla pianificazione familiare causa decine di migliaia di sterilizzazioni e aborti forzati all’anno. Chen Guang Cheng, avvocato auto-didatta ed attivista per i diritti umani di 41 anni, non vedente, si è battuto contro la campagna di aborti forzati imposta dal regime cinese nella provincia dello Shandong. Nel giugno del 2004, per mantenere la quota prefissata di nascite, i funzionari del Partito Comunista convinsero le coppie ad avere un secondo figlio, previo pagamento. Nel marzo 2005, nuovi funzionari decisero di fare abortire con la violenza le stesse donne che avevano già pagato per poter avere la seconda gravidanza, poichè la “quota” di nascite prevista dall’Ufficio della Pianificazione Familiare era stata superata. Per difendere legalmente queste giovani donne, Chen Guang Cheng è stato condannato a 4 anni e 3 mesi di reclusione in un Laogai (www.laogai.it) sotto l’accusa di “aver intralciato il traffico”. Secondo il Time Magazine del 12.9.05 e The Independent del 21.9.2005, nella regione Linyi della stessa provincia migliaia di donne sono state costrette ad abortire dal marzo al luglio del 2005. L’articolo del Time testimonia anche il caso della giovane Li Juan di 23 anni. Gli operatori sanitari legarono la giovane a un letto, le infilarono un grosso ago nell’addome fino a raggiungere il feto di 9 mesi. Questo si è dapprima mosso scalciando, poi ha smesso di muoversi. Dieci ore dopo la madre ha partorito una bimba morta, che si sarebbe dovuta chiamare Shuang ”Piena di luce”. Subito dopo il corpicino è stato immerso in un secchio d’acqua per accertarne l’avvenuto decesso. Durante la stessa campagna, almeno 160 giovani donne sono state costrette ad abortire all’ottavo o al nono mese di gravidanza. Durante una recente intervista, la moglie, Yuan Weijing, racconta la storia del marito colpevole solo di avere difeso i diritti delle donne e dei bambini nella sua regione. “L’hanno accusato di aver bloccato il traffico e danneggiato la proprietà pubblica, ma sono invenzioni, le autorità lo odiano perchè ha fatto perdere loro la faccia. Chen era inorridito da quanto succedeva qui intorno. Cento donne al giorno venivano costrette alla sterilizzazione. Non lo poteva sopportare, non riusciva a tacere ed ha così denunciato e svergognato le autorità; per questo loro ora non lo perdonano …“ spiega Yuan. Chen è stato più volte torturato e privato di qualsiasi cura medica (soffre di gastroenterite cronica). Ora langue agli arresti domiciliari, dove con la moglie Yuan Weijing, contina a subire soprusi e violenze: le finestre della loro abitazione sono state sigillate con lastre di metallo, libri, TV e computer sono stati sequestrati, il bastone per ciechi di Chen rubato, così come i giocattoli della loro bambina. La polizia, inoltre, impedisce alla famiglia di Chen persino di acquistare generi alimentari di prima necessità. Alla loro bambina di 6 anni finora è stato impedito di frequentare la scuola regolarmente. Il figlio più grande vive già con dei parenti: quando ha lasciato la casa dei genitori l’hanno spogliato nudo per perquisirlo. Le situazione di questo eroe è stata denunciata dal Parlamento Britannico, nel 2007, che ne ha chiesto la liberazione, e da Reggie Littlejohn, avvocatessa americana esperta sulla politica del figlio unico in Cina, durante un suo intervento al Parlamento Europeo nel 2008. Nonostante ciò il Partito Comunista continua la sua persecuzione contro Chen Guangcheng, sicuro che l’Occidente considera più importanti i traffici internazionali che i diritti umani. La scellerata politica cinese del figlio unico, come ogni politica di controllo delle nascite, è conseguenza del “dogma” della “sostenibilità”: si dice che le risorse naturali del mondo siano limitate e sia necessario diminuire la popolazione per uno sviluppo sostenibile. Ciò è semplicemente falso. Infatti la storia dimostra come le risorse si siano moltiplicate più della popolazione, grazie alla creatività e alla capacità produttiva dell’uomo: e l’ingegno, stimolato dalla necessità, aumenta le risorse a disposizione, anche e soprattutto grazie alla crescita della popolazione (delle braccia e degli ingegni…). Fra le varie cause della caduta dell’Impero Romano una fu proprio la riduzione della natalità. Al contrario, il grande sviluppo socio-economico delle città in Europa intorno all’anno Mille si dovette al cambio delle colture nei campi e alla crescita demografica. Oggi il problema non è nella mancanza di risorse, ma nel loro controllo e nella loro distribuzione, perché la ricchezza è sempre più nelle mani di un numero decrescente di persone che agiscono meramente a scopo di profitto. Purtroppo, viviamo in un mondo dove imperano l’individualismo, l’edonismo e l’utilitarismo, un mondo dove non è giusto ciò che è giusto ma è giusto ciò che conviene, perché regna la “dittatura del relativismo”. Chen Guangcheng e gli altri dissidenti cinesi che si battono contro gli aborti forzati, come Mao Hengfeng e Huang Qi, sono vittime di questa “cultura della morte” che impera in Cina e, purtroppo, è diffusa anche in occidente: basti pensare alla politica demografica attuata dalle agenzie dell’ONU, come l’UNFPA, a cui anche l’UE e l’Italia concedono ampi finanziamenti, che tra l’altro sostiene concretamente con mezzi e know-how la barbara politica di controllo delle nascite di Pechino. Con la scoperta del DNA, la scienza conferma che la vita di ogni essere umano inizia dal concepimento. Gesù Cristo ci insegna “non fare agli altri ciò che non vuoi essere fatto a te”. Ebbene, come possiamo noi oggi meravigliarci dell’aumento delle guerre, delle violenze, dei soprusi, dell’egoismo e del male imperante, se, con la scusa di un cosiddetto “diritto alla scelta” per la donna, dimentichiamo il diritto alla vita del bambino e quindi ne sentenziamo la condanna a morte, mediante l’aborto?

Il Convegno che si svolgerà il 12 Maggio presso l’Aula Magna del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum a Roma è dedicato a Chen Guangcheng. Il giorno dopo alle 9.30 al Colosseo partirà la Marcia per la Vita (www.marciaperlavita.it), alla quale tutti i Cattolici e tutti gli uomini di buona volontà sono invitati a partecipare perchè la difesa della Vita è la prima e suprema battaglia contro l’edonismo, il materialismo e l’individualismo che imperano ai giorni d’oggi.

Toni Brandi

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