Cina, altra stretta sulla libertà: contenuti stranieri banditi da internet

Dal 10 marzo le aziende e i media non cinesi dovranno munirsi di un permesso speciale per pubblicare sul web nel Paese: lo ha deciso il ministero dell’Industria e dell’Information technology.

LE AZIENDE straniere non potranno più pubblicare contenuti online in Cina dal 10 marzo. Lo hanno annunciato il ministero dell’Industria e della Information technology e l’Amministrazione statale della stampa, delle pubblicazioni della radio, dei film e della televisione in un comunicato congiunto. “Le joint venture cinesi-estere e le aziende straniere non dovranno più impegnarsi in servizi editoriali online - si legge nella nota -. Le regole si applicano a informazioni, testi ideologici, foto, mappe, giochi, animazioni, libri-audio e digitali e altri lavori originali di letteratura, arte, scienza e ulteriori settori”.

Così, dopo le chat vietate sui cellulari, la censura cinese si spinge più in là. Per poter continuare a diffondere contenuti su internet, le joint venture cinesi-internazionali dovranno richiedere un permesso speciale. I media online interni, invece, dovranno informare le autorità competenti sulle loro fonti di finanziamento, sulle spese, sul personale, sulla registrazioni dei domini e dovranno comunque tenere tutte le riserve e gli equipaggiamenti in Cina. È fatto comunque divieto di pubblicare informazioni che potrebbero causare danni all’unità nazionale, alla sovranità e all’integrità territoriale. Vietati anche i contenuti che potrebbero disturbare l’ordine pubblico, minare la stabilità sociale, danneggiare la moralità e mettere in pericolo le tradizioni culturali.

La stretta del governo cinese sulla libertà di informazione e di comunicazione dei suoi cittadini, che si rifiugiano nei software WhatsApp e Telegram per comunicare al riparo dello sguardo del “Grande Fratello”, continua con questa nota che di fatto impedisce la pubblicazione su territorio cinese di qualsiasi contenuto che non sia cinese. Dalla letteratura ai giochi al giornalismo. La Electronic Frontier Foundation, da sempre impegnata sul fronte della difesa della privacy, denuncia l’ultima pratica della censura cinese: la richiesta di rimozione di software sicuri dal proprio telefono per potere monitorare l’uso che di essi viene fatto dai possessori. Nella provincia dello Xinjiang alcuni residenti si sono visti interrompere improvvisamente il servizio telefonico e, dopo le ovvie proteste, sono stati invitati dai propri fornitori di telecomunicazione a rivolgersi alla polizia locale che, contattata, ha brutalmente dichiarato che erano stati scoperti a usare delle VPN, le reti private virtuali, o a scaricare software per la messaggistica sicura. Per riavere la connettività i cittadini avrebbero dovuto rimuovere i software in questione.

Repubblica.it, 19/12/2016

English article: Engadget: China tightens its censorship grip on foreign content

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