Cina, basta un tweet per i lavori forzati
Condannata a un anno di cattività in un campo femmnile Cheng Jianping, attivista per i diritti umani. La sua colpa è di aver cinguettato e commentato un messaggio sgradito alle autorità un messaggio satirico. È bastato questo al governo cinese per condannare a un anno di lavori forzati l’attivista per i diritti umani Cheng Jianping. L’accusa è di attentato all’ordine pubblico.
Nonostante Twitter sia bannato in terra cinese, molte persone contravvengono al divieto per aggirare i controlli sull’uso della Rete. Nel caso in questione, la donna ha inoltrato sulla piattaforma di microblogging un retweet a suo marito col quale irrideva i manifestanti nazionalisti che protestavano contro il padigilione giapponese all’Expo di Shangai, aggiungendo la chiosa derisoria “gioventù carica e arrabbiata”.
Anche se, secondo Hua Chunhui compagno della donna, il tweet voleva essere un intervento giocoso, è bastato alle autorità di Pechino per formulare un’accusa ed emettere la sentenza che condanna la donna ai lavori forzati nel campo femminile Shibali River, situato nella provincia dell’Henan. L’uomo, invece, è stato fermato e rilasciato dopo cinque giorni.
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