Cina, Chiesa Cattolica sotto attacco
Fiducia messa in discussione dall’ondata di violenze abbattutasi lo scorso maggio su una diocesi della provincia di Henan.
La Chiesa Cattolica dal 2015 è sotto attacco in vari Paesi africani e asiatici. Incendi di edifici sacri, intimidazioni, rapimenti e assassini del clero. In Africa gli attacchi alla Chiesa Cattolica sono più marcati in Burundi, Congo e Nigeria. Nei primi due Paesi sono iniziati i problemi quando i Vescovi hanno deciso di intervenire politicamente a favore delle rispettive popolazioni inumanamente represse dai regimi dittatoriali di Pierre Nkurunziza e Joseph Kabila. In Nigeria le comunità cristiane sono messe sotto miro per permettere l’espansione economica e religiosa dalla etnia nomade Fulani di fede musulmana.
Anche in Cina stiamo assistendo ad una escalation della violenza nonostante i recenti accordi Sino Vaticano relativi alla comunione della Chiesa in Cina con la Associazione patriottica cattolica – APCC e alla nomina dei Vescovi. Questi accordi, siglati lo scorso febbraio, rappresentano una pietra miliare verso la normalizzazione dei rapporti tra Pechino e Santa Sede. Accordi che necessitano ancora di dialogo sulla base della reciproca fiducia e volontà a superare gli ostacoli.
La reciproca fiducia è ora messa in seria discussione causa l’ondata di violenze abbattutasi lo scorso maggio su una diocesi della provincia di Henan, come riferisce l’agenzia stampa Catholic News Agency. Il 05 maggio 2017 nella provincia di Henan è stata demolita una chiesa e arrestati 40 fedeli. Questo è quanto riporta China Aid alla Chatolic News Agency. China Aid è una ONG cattolica internazionale dedicata a promuovere la libertà di religione e i diritti umani a favore dei Cristiani in Cina. La chiesa distrutta dalle autorità era in fase di costruzione presso la città di Shangqiu. I lavori sono stati fermati dall’irruzione di 300 poliziotti nel cantiere che hanno imposto e supervisionato la demolizione del futura chiesa di Shuangmiao.
La demolizione fa seguito ad una decisione del Partito Comunista di dichiarare illegali i lavori di costruzione della chiesa di Shuangmiao. Inoltre, secondo le autorità provinciali la Chiesa Cattolica non rispetterebbe il pagamento di alcune tasse locali legate al diritto di passaggio terriero. Una settimana prima della demolizione il parroco di Shuangmiao aveva incontrato le autorità provinciali per risolvere le problematiche legate alla costruzione della nuova chiesa. L’incontro è finito in tragedia. Il parroco accusato di aver insultato e aggredito dei poliziotti e dei rappresentanti delle autorità governative, è stato arrestato. Tutt’ora è detenuto presso la prigione di Shangqiu senza che l’accusa di insulti e aggressione sia stata formalmente ufficializzata.
Durante la demolizione sono stati arrestati 40 fedeli che tentavano di impedire l’atto.Secondo testimonianze oculari i poliziotti avrebbero anche sequestrato proprietà e denaro appartenenti alla diocesi e ai fedeli. Anche i lavoratori della ditta edile sarebbero stati vittime della particolari attenzioni dei poliziotti cinesi ai ‘beni materiali’ Secondo quanto riportato dai testimoni oculari, la distruzione della chiesa in costruzione presso la località di Shuangmiao ha avuto una intensità di violenza paragonabile solo a quella esercitata dalla truppe di invasione nipponiche durante la conquista della Manciuria negli anni Trenta.
La demolizione della chiesa di Shuangmiao mette in discussione la buona fede del Partito Comunista di rispettare gli accordi Sino Vaticano che hanno come obiettivo ultimo autorizzare la libertà di professare il culto cattolico in Cina sotto controllo del Vaticano. La religione cattolica fu messa fuori legge negli anni Cinquanta. A seguito del constato che i fedeli continuavano a professare la loro fede di nascosto, per evitare il nascere di un contro potere sotterraneo, il Partito Comunista permise il culto cattolico sotto stretta gestione della Associazione patriottica cattolica – APCC direttamente controllata dal Partito Comunista. Il Vaticano non ha mai riconosciuto l’autorità della APCC (che ha il potere di nominare anche Vescovi e Cardinali). La Santa Sede ha sempre promosso le attività della Chiesa in Cinatutt’ora considerata da Pechino illegale.
Gli accordi dello scorso febbraio tendono ad un compromesso. Vaticano e Partito Comunista si impegnano a riconoscere entrambe le Chiese e a collaborare in sinergia per il riconoscimento delle nomine episcopali e la difesa del diritto di libero culto a condizione che il clero e soprattutto i Vescovi nominati dal Santo Padre, dimostrino sufficiente spirito patriottico e si impegnino a non entrare nel campo minato della politica.
L’Indro, 19 giugno 2017
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