Cina, i circhi della sofferenza [Video]

La PETA denuncia abusi su tigri, scimme, orsi in un paese in cui non esistono leggi sul benessere animale.

Nei circhi cinesi, i visitatori possono vedere scimmie che camminano sui trampoli, orsi equilibristi e leoni, cani, tigri e altri animali ancora che compiono innaturali prodezze.

Nella foto: Un macaco tenuto alla catena a Suzhou, in Cina, in una foto del 2012, in modo da fortificare le zampe posteriori in previsione degli spettacoli circensi. Secondo una nuova inchiesta anche gli orsi vengono sottoposti allo stesso doloroso trattamento. Fotografia di Jianan Yu, Reuters

Quello che non vedono sono però gli abusi dietro le quinte. Nell’agosto 2015, degli investigatori che lavoravano per la People for Ethical Treatment of Animals (PETA), una delle più note organizzazioni animaliste del mondo, hanno ripreso, senza bisogno di nascondere le telecamere, casi di maltrattamento nei circhi della città di Suzhou. Gli animali venivano picchiati dagli addestratori e tenuti in pessime condizioni igieniche e in spazi inadeguati.

Tra i casi dettagliati nel report della PETA: cuccioli di tigre di appena pochi giorni separati dalle madri, scimmie che presentano comportamenti auto-distruttivi come mangiarsi le zampe, cuccioli di orso legati al muro con una catena al collo che gli impedisce di stare seduti, in modo che imparino a camminare sulle zampe di dietro. Il rapporto documenta anche come gli animali non abbiano cibo a sufficienza, né acqua, né cure veterinarie.

“Sfortunatamente, la mancanza di cure e la trascuratezza erano evidenti in ogni struttura visitata” commenta Ashley Fruno, della PETA Asia. Gli investigatori hanno visitato dieci dei 300 circhi registrati a Suzhou.

Ecco il video sui maltrattamenti degli animali in Cina diffuso dalla PETA.

ATTENZIONE: LE IMMAGINI POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ

La Cina non ha leggi nazionali sul benessere animale, quindi i maltrattamenti documentati sono legali. Alcune città hanno emesso normative sul trattamento degli animali, ma sono specifiche per cani e gatti, oppure semplicemente non vengono rispettate.

Recentemente, Pechino ha emanato la Legge di Protezione della Natura, la più importante legge sulla conservazione in Cina, che regola soprattutto lo sfruttamento dell’ambiente da parte dell’uomo, ma non fa alcuna menzione del benessere animale. La legge permette l’allevamento e la soppressione degli animali per scopi medici, per i supplementi dietetici, per il cibo, per la lavorazione del vino (in cui spesso vegono impiegati agenti di chiarificazione di origine animale), e altri prodotti. Le tigri, per esempio, possono essere allevate per l’intrattenimento, ed essere vendute per la loro pelliccia e le ossa.

Recenti modifiche della legge permettono specificamente le performance degli animali nei parchi safari privati, nei parchi acquatici, negli acquari e nei circhi. È stata una sorpresa per gli animalisti, perché nel 2011 l’Ufficio forestale dello stato cinese aveva emesso una direttiva per vietare che gli animali ospitati nei 300 zoo statali fossero utilizzati per spettacoli circensi.

Lo stesso anno anche il Ministero dello Sviluppo urbano e rurale aveva emesso una direttiva simile, e molti zoo avevano annunciato l’interruzione dei numeri con animali. Ma secondo Dave Neale di Animals Asia, un’organizzazione no-profit di Hong Kong, l’applicazione della direttiva è trascurata. “Molti zoo si limitano a ignorarla”, racconta. “Sono dell’idea che il ministero faccia semplicemente finta di non sapere degli zoo che continuano con i loro numeri”.

Né l’ufficio forestale né il ministero hanno risposto alla richiesta di commenti.

Cuccioli di leone di quattro mesi tenuti in gabbia a Suzhou, in Cina, in una foto scattata nel 2012. Nella città cinese esistono più di 300 attività circensi. Fotografia di Jianan Yu, Reuters

Una società in cambiamento

La Cina è stata spesso criticata per i casi di abusi sugli animali, ma comportamenti simili non sono rappresentativi dell’intera cultura cinese, dice Peter Li, esperto della Cina per la Humane Society International e professore all’Università di Houston. “Non c’è nulla di tradizionale o culturale negli abusi sugli animali in Cina”, spiega, aggiungendo che l’impiego degli animali nei circhi è molto controverso, ed è sempre più bersaglio delle proteste pubbliche.

I giovani attivisti nelle città stanno facendo crescere un movimento per il benessere degli animali. Di recente le loro proteste hanno raggiunto diversi obiettivi, come il divieto di importare pezzi di foca dal Canada, lo stop agli spettacoli di rodeo previsti a Pechino e il blocco della costruzione di uno stabilimento per la produzione del foie gras nella provincia di Jiangxi.

Secondo Li, la maggiore sensibilità per il benessere degli animali è un risultato della crescente urbanizzazione: sempre più persone vivono in città, non sono più abituate a macellare il bestiame e anzi hanno spesso animali domestici da compagnia. “La gente è meno tollerante nei confronti delle crudeltà sugli animali”, commenta.

Le critiche sul trattamento degli animali provenienti dall’estero rischiano di essere controproducenti, avverte Grace Ge Gabriel, direttore regionale in Asia per l’organizzazione no-profit International Fund for Animal Welfare. “Sono, o rischiano di essere, percepite come razzismo o imperialismo”, commenta. Puntare il dito verso altre culture e dipingerle a tinte forti incentiva più il risentimento che il cambiamento, aggiunge.

“Per cambiare davvero le cose, è essenziale che organizzazioni e attivisti collaborino con gli amanti degli animali cinesi”, conclude Ge Gabriel.

Sebbene non ci sia nessuna legge che tutela gli animali nei circhi di Suzhou né in nessun’altra parte della Cina, chiunque può dare il suo contributo. “Per fermare i circhi, la gente deve smettere di andarci”, spiega Fruno. “Non solo in Cina, ma in ogni parte del mondo. Perché ogni biglietto comprato finanzia le sofferenze degli animali”.

National Geographic Italia, 19/07/2016

English article,National Geographic:

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