Cina. Finisce online per errore rapporto per disperdere gli uiguri nello Xinjiang
Il rapporto Nankai dà forza alle accuse contro Pechino di ‘genocidio culturale’ nei confronti degli uiguri. La Cina punta a ridurre la densità della popolazione uigura nello Xinjiang, quale ulteriore misura di persecuzione della minoranza di fede musulmana portando avanti quello che esperti di diritti umani e alcuni governi definiscono un ‘genocidio culturale’.
Uno studio pubblicato accidentalmente online e ripreso dai media internazionali, rivela che i programmi di lavoro dello Xinjiang sono studiati anche per diluire il più possibile la loro presenza spalmandola nella regione in modo da fargli perdere identità culturale.
Il rapporto dell’Università di Nankai, è stato rimosso a metà 2020, ma una copia era stata archiviata. Adrian Zenz, autore di diverse ricerche sul tema molto sensibile, è il ricercatore tedesco che è riuscito a salvare il rapporto Nankai incentrato sulla vicenda uigura che sta creando sempre più difficoltà tra Pechino e la comunità internazionale, malgrado il governo cinese continui a respingere le accuse di lavori forzati e di trasferimenti di manodopera nello Xinjiang e arresti su base etnica basati anche su sistemi di intelligenza artificiale.
Pechino ha affermato che le politiche messe a punto per la regione sono solo un elemento volontario, demandato alla libera adesione dei singoli, nell’ambito degli obiettivi di riduzione della povertà e della lotta all’estremismo, al terrorismo e al fondamentalismo religioso. Il rapporto Nankai, tuttavia, rimarca che i trasferimenti di manodopera sono anche una misura pensata per il lungo termine che “non solo riduce la densità della popolazione uigura nello xinjiang, ma è anche un metodo importante per influenzare, diluire e assimilare le minoranze”.
In altri termini, lo scopo è di lasciare che le minoranze “cambino gradualmente il loro pensiero e la loro comprensione, trasformando i loro valori e la loro visione della vita attraverso un cambiamento dell’ambiente circostante e attraverso il lavoro”. A tale scopo, il rapporto, che raccomandava al governo di espandere i programmi anche alle regioni centrali e orientali della Cina per soddisfare le richieste di lavoro, ha pure sottolineato che i piani sono da considerare programmi su base “volontaria”, fornendo però dettagli contraddittori con l’inclusione, ad esempio, di obiettivi come la deportazione dei lavoratori e la necessità di prevedere guardie di sicurezza nelle squadre di approvvigionamento di manodopera.
Fonte: Rai News,03/03/2021
Versione inglese, Business Insider:
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