CINA-Guiyu, la città dei rifiuti informatici. Un problema che non ci riguarda? [video, Yann Arthus-Bertrand]
Pochi di noi si domandano dove vadano a finire i cellulari, le tv e altri apparecchi che buttiamo via. Eppure lo smaltimento dei rifiuti elettronici è un problema serio che dovrebbe attirare la nostra attenzione.
In un appello pubblicato su Nature da Zhaohua Wang eBin Zhang del Center for Energy and Environmental Policy Research, a Pechino, viene segnalata la necessità di una cooperazione internazionale che regoli il riversamento di rifiuti elettronici dai paesi ricchi a quelli poveri.
Nel mondo, la produzione di ogni tipo di rifiuti elettronici cresce vertiginosamente. La quantità di computer, telefonini, televisioni e altri apparecchi gettati nel cassonetto è raddoppiata dal 2009 al 2014, arrivando a 42 milioni di tonnellate di rifiuti in un anno. I paesi industrializzati, soprattutto Europa e Nord America, sono i principali responsabili con 11.6 e 11.7 milioni di tonnellate prodotte nel 2014. Gli Stati Uniti sono in cima alla classifica, seguiti dalla Cina, che comunque è anche il primo importatore con il 70% di apparecchi processati e riciclati nel 2012. Dopo la Cina, il resto della spazzatura tecnologica viene scaricata nei paesi in via di sviluppo, dove la regolamentazione in materia di sicurezza è quasi inesistente. È il caso dell’India e di altri paesi dell’Asia e dell’Africa, come la Nigeria.
Buona parte degli apparecchi hanno sia componenti tossici che non tossici. I secondi includono ferro, acciaio, oro e rame: sono i più riciclati sia per la loro sicurezza che per l’utilizzo pratico. Purtroppo gli impianti di smaltimento rilasciano nell’aria i materiali tossici, molecole organiche e metalli pesanti che inquinano l’ambiente e danneggiano la salute. “Dalle analisi del sangue dei bambini che abitano nella città-discarica di Guiyu in Cina”, scrivono Wang e Zhang, “i livelli delle sostanze tossiche sono tre volte più alti del limite raccomandato dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Stati Uniti)”.
Alla luce di questa situazione gli autori dell’appello chiedono con urgenza: un protocollo internazionale sui rifiuti elettronici, un apposito fondo per lo smistamento, una solida legislazione internazionale sull’import e l’export. Infine – avvertono – è necessario uno sforzo collettivo per aumentare la consapevolezza tra i consumatori.
Galileo.net,19 ago 2016
English version,Environmental Justice Williams College Spring 2016:
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