Cina. Il partito comunista fa rimuovere con le gru le croci dai tetti delle chiese perché «troppo vistose»
Il partito comunista cinese ha cominciato a rimuovere dalla sommità delle chiese le croci perché «troppo vistose». È quanto accaduto settimana scorsa nella provincia costiera di Zhejiang dove più di 200 persone inviate dal governo locale del distretto di Yuhang con l’aiuto di una gru hanno rimosso la croce da una chiesa protestante.
«CROCE DEMOLITA». «Non ci hanno neanche avvisato: sono arrivati e hanno demolito la croce in 20 minuti», ha dichiarato il pastore Sheng al gruppo che monitora la libertà religiosa in Cina, ChinaAid. «Ci hanno detto che la croce è troppo vistosa e ce ne hanno fatto mettere una piccolina sulla facciata della chiesa. Hanno aggiunto che la rettifica della posizione della croce è stata comandata dalle autorità. Ma la croce non aveva bisogno di essere rettificata in alcun modo».
CHIESA “UFFICIALE”. Nella stessa provincia, sono state rimosse altre due croci e un’altra nella provincia di Anhui. In Cina la persecuzione dei cristiani non è una novità ma questa volta ad essere colpite sono state delle chiese del Movimento delle tre autonomie, la congregazione religiosa “ufficiale” voluta da Mao Zedong e che deve insegnare, più che il verbo di Gesù, quello del Partito. Pechino consente una ristretta e monitorata libertà di culto solo alle congregazioni protestanti che si iscrivono al Movimento delle tre autonomie, mentre arresta e disperde i fedeli di comunità sotterranee.
Nella Contea di Nanle (Henan) le autorità locali hanno arrestato di recente il pastore della chiesa e 20 fedeli protestanti, nonostante fossero cristiani “ufficiali”.
ATEISMO NECESSARIO. Anche se un membro del partito comunista cinese ha di recente affermato che «il governo apprezza l’aiuto della Chiesa», la verità è che l’ateismo è ancora un requisito necessario per entrare a far parte del partito comunista e del governo e le religioni vengono tollerate se non interferiscono con i valori del comunismo.
Non a caso il vescovo di Shanghai Ma Daqin è stato arrestato nel 2012, ed è tutt’oggi recluso, per aver annunciato il giorno dell’ordinazione che avrebbe abbandonato l’Associazione patriottica, il surrogato comunista della Chiesa cattolica.
INCUBO CINESE. A un anno dalla nomina di Xi Jinping come nuovo presidente del paese e segretario del partito comunista, la repressione di ogni tipo di libertà in Cina è aumentata. Il “sogno cinese”, lo slogan coniato da Xi, si sta tramutando per il suo popolo in un incubo: come riportato da Chinese Human Rights Defenders, infatti, da marzo 2013 a marzo 2014 gli arresti e le sparizioni forzate di attivisti sono addirittura triplicati rispetto al 2012, risultando più severe di quelle del 2008, quando a Pechino si tennero le Olimpiadi, e le peggiori dopo quelle degli anni ’90.
Marzo 4, 2014, Leone Grotti.Tempi.it
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