Cina contro l’educazione occidentale

In Cina non sono più benvisti i modelli educativi occidentali. Un ordine proveniente da Pechino, infatti, ha imposto di ridurre drasticamente nel numero i libri per bambini di autori stranieri.

La notizia è stata data dal South China Morning Post, un giornale che viene pubblicato ad Hong Kong ed è in lingua inglese. Gli editori cinesi, dunque, hanno ricevuto una direttiva governativa atta a ridurre il numero di libri illustrati , utili soprattutto per coloro che non sono originari della Cina.

Il pericolo percepito, poi, è quello di deviare l’educazione ideologica dei cittadini cinesi che verranno. L’ordinanza per ora sembra essere stata data agli editori solo per vie orali, ma anche il Financial Times ha citato delle fonti che confermerebbero la notizia.
Con oltre 40 mila testi venduti nel 2016, del resto, il settore dei libri per l’infanzia risulta essere tra quelli più redditizi per l’editoria cinese, la propaganda comunista, però, ha sbarrato le strade della distribuzione inserendo delle vere e proprie quote, dimostrandosi non incline ad accettare che nei testi vi siano messaggi in controtendenza con le basi ideologiche del governo di Pechino.

Il provvedimento è solo uno tra quelli che cercano di porre un freno alla diffusione di valori tipicamente occidentali nella Cina contemporanea. Taobao, la piattaforma e-commerce cinese, intanto, ha già messo in chiaro che non consentirà la vendita delle pubblicazioni stranieri che non riceveranno le autorizzazioni governative. C’è una motivazione economica, dunque, specie in riferimento al potenziale quantitativo di lettori.

Scrive esemplificativamente il Post, riprendendo l’articolo del South China Morning Postche: “In Cina ci sono più di 220 milioni di potenziali lettori che hanno meno di 14 anni e che hanno mostrato di preferire i libri illustrati stranieri a quelli cinesi. Nel sito cinese di shopping online JD.com, i tre libri illustrati più venduti sono titoli stranieri: Les P’tites puoles del francese Christian Jolibois, Barefoot Books World Atlas dei britannici Nick Crane e David Dean, e la serie di libri su Peppa Pig, che ha come protagonista una maialina antropomorfa diventata famosa per il cartone animato trasmesso in televisione in molti paesi del mondo”.

In Cina, inoltre, il mercato editoriale per bambini non potrebbe che essere in crescita, dato il superamento della legge sul figlio unico che ha di fatto consentito alle coppie di poter allargare il proprio nucleo familiare e visti i bonus sull’educazione che il governo distribuisce puntualmente alle famiglie cinesi.

La linea del presidente cinese Xi Jinping, d’altro canto, era già parsa chiara quando, alla fine del 2016, aveva dichiarato che l’elaborazione ideologica doveva integrarsi pienamente all’interno del processo educativo. Il partito comunista, insomma, doveva essere presente in modo più consolidato anche nelle fasi dell’apprendimento culturale.

Questa posizione, in realtà, venne fuori riguardo ai colleges, quando, il segretario generale del comitato centrale del partito comunista cinese (PCC) e capo della commissione centrale militare, intervenne in una conferenza durata due giorni (7-8 Dicembre 2016), con a tema proprio il rapporto tra l’ideologia e l’istruzione in Cina.

Una nazione che prevede l’imposizione della teoria marxista a livello universitario, in definitiva, non può concedere, sulle basi delle sue linee guida ideologiche, che nei bambini possano passare messaggi in chiara controtendenza con i programmi del partito comunista. Quote per gli autori stranieri, dunque, in vista di un’educazione universitaria a base di Marx.


Fonte: Gli occhi della guerra, 17 marzo 2017

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