Cina: operai in rivolta a Shanghai
Continua l’ormai inarrestabile ondata di scioperi in Cina. Questa mattina più di mille operai di una fabbrica di Shanghai, la Hi-P, con il quartier generale a Singapore e che lavora in subappalto per Apple e Hewlett Packard, sono entrati in sciopero per protestare contro l’annuncio di un maxi licenziamento di un migliaio di dipendenti a fronte della scelta aziendale di spostare gli stabilimenti in un’altra città. Sono mesi che i lavoratori della Repubblica popolare cercano di far sentire la loro voce per convincere i superiori a cancellare tagli agli stipendi e ordini di licenziamento ingiustificati. Nella sola provincia del Guangdong, la locomotiva dello sviluppo industriale cinese, sono scese in piazza nel solo mese di novembre ben 7.000 persone, ma in generale in tutto il paese la manodopera si lamenta perché le aziende sono in difficoltà e i posti di lavoro sempre a rischio. Anche perché la progressiva riduzione delle importazioni dall’Occidente non accenna a stabilizzarsi, le materie prime costano sempre di più, gli aumenti salariali che gli operai sono riusciti a conquistarsi con gli scioperi del 2010 non possono essere tagliati, e, ancora più grave, pare che persino le disponibilità finanziarie di Pechino inizino a scarseggiare. Negli ultimi mesi anche alcuni progetti infrastrutturali sono stati temporaneamente sospesi, e parecchie aziende, dopo essersi viste rifiutare il credito dalle banche, non sono più state in grado di pagare i salari. Gli scioperi sono diventati talmente tanti che la polizia si ritrova costretta sempre più spesso a dover calmare gli operai facendo ricorso alla violenza. Ma la popolazione resta arrabbiata, anche perché troppo spesso viene lasciata anche senza informazioni. Tanti operai della Hi-P mostrano lividi sulla fronte e sulle braccia per confermare di essere stati picchiati dalle forze dell’ordine, e una di loro, la ventenne Chang Yan, spiega che “se la dirigenza ha deciso di trasferire questa catena di montaggio, non solo ci deve delle spiegazioni, ma deve anche aiutarci a trovare un nuovo lavoro”. “Anche perché”, incalza Tao Young, trent’anni, “quando si tratta di chiederci di fare turni da 18 o 19 ore consecutive nessuno si fa mai scrupoli. E non è così raro che gli straordinari finiscano col durare più dell’intera giornata lavorativa!”. I dirigenti di Hi-P, sia a Shanghai che a Singpore, si son rifiutati di commentare la vicenda. Ma gli esperti di China Labour Watch hanno scoperto che l’azienda ha in programma di spostarsi nella vicinissima Suzhou, e che alcuni degli operai già licenziati senza preavviso non hanno ricevuto nemmeno la liquidazione obbligatoria che oggi anche la legge cinese riconosce.
Claudia Astarita
Fonte: Panorama.it, 3 dicembre 2011
Articoli correlati:
Condividi:
Stampa questo articoloCondizioni di utilizzo - Terms of use |
---|
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte. |
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source. |
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale. |