Cina, Shaikh giustiziato all’alba Ira di Brown: “Scandalizzato”

La Cina ha eseguito oggi la condanna a morte contro il cittadino britannico Akmal Shaikh, condannato per traffico di droga, respingendo gli appelli alla clemenza della famiglia, dei gruppi umanitari e del governo britannico.
Il premier Gordon Brown ha affermato di essere «inorridito e deluso» dal fatto che le ripetute richieste del suo governo, basate sull’infermità mentale di Shaikh siano state ignorate da Pechino. La conferma dell’esecuzione, avvenuta attraverso un’iniezione letale ad Urumqi, nel nordovest della Cina, è stata data dalla Corte Suprema di Pechino, che in un comunicato diffuso dall’agenzia Nuova Cina, ha sostenuto che i diritti dell’imputato sono stati «pienamente rispettati» e che «non c’è ragione di dubitare dello stato mentale di Shaikh». Una portavoce del ministero degli esteri ha aggiunto che la Cina «respinge le accuse» e chiede alla Gran Bretagna di «correggere i suoi errori per evitare di danneggiare le relazioni bilaterali».

Akmal Shaikh, che aveva 53 anni, era stato arrestato nel 2007 dopo essere stato trovato in possesso di una valigia con quattro chili di eroina all’ aeroporto di Urumqi. I familiari affermano che l’uomo era affetto da tempo da una malattia mentale chiamata disordine bipolare, che ne avrebbe fatto un complice involontario di una banda di trafficanti.

La Cina è il Paese che commina ed esegue il maggior numero di condanne a morte del mondo. La pena capitale è prevista per 68 reati. La cifre delle condanne e delle esecuzioni sono considerate segreti di Stato da Pechino ma secondo i gruppi sono «migliaia» ogni anno.

Fonte: La Stampa.it, 29 dicembre 2009

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