Dopo quello deciso a novembre da 4.000 miliardi di yuan (pari a 586 miliardi di dollari) che il governo sta mettendo in atto per contrastare la crisi incrementando la spesa pubblica. Nonostante il tempestivo intervento, infatti, il restringimento del mercato globale ha portato a una sensibile riduzione della produzione in Cina, la cui prima conseguenza è stata un rapido incremento della disoccupazione. La grande maggioranza dei nuovi disoccupati riguarda cittadini cinesi trasferitisi negli ultimi anni nelle principali città dalle zone rurali e che adesso sono ritornati ai loro villaggi senza lavoro. I dati ufficiali indicano che 20 milioni di migranti (circa il 15%) hanno perso il lavoro, mentre altri 30/40 milioni potrebbero perderlo nelle prossime settimane. Il governo del presidente Hu Jintao, che ha fatto dell’attenzione alle esigenze delle zone più povere della Cina uno dei suoi punti di forza, teme che il peso della crisi sulle zone rurali possa portare a delle sommosse popolari che, comunque, dovrebbero essere gestite con un approccio più “morbido” rispetto a quanto avvenuto in passato. Uno dei prossimi interventi previsti dal governo riguarda proprio le zone rurali, con l’iniezione di circa 200 miliardi di yuan (circa 30 miliardi di dollari) nella Banca Agricola Cinese.

Nel quarto quadrimestre del 2008 la crescita economica cinese è scesa al 6,8%, contro il 9% dello stesso periodo del 2007, ma il pacchetto varato a novembre sembra avere avuto degli effetti positivi nel contenere il danno, come indicherebbe una leggera ripresa della produzione delle piccole e medie imprese a gennaio.

I margini di manovra del governo cinese, che per il 2009 punta a mantenere la crescita sopra la soglia dell’8%, sono comunque rassicuranti, visto che la Cina ha chiuso il 2008 con un deficit di soli 16,2 miliardi di dollari, dovuto in gran parte alle spese straordinarie rese necessarie dal devastante terremoto dello scorso maggio.

Desk Asia e Pacific, www.univerity.it, 9 febbraio 2009