Cinesi morti in rogo a Prato,tre arresti. La Procura: “La proprietaria italiana sapeva”
Prato, in carcere i due confezionisti cinesi della casa-fabbrica bruciata, ai domiciliari Patrizia Carmagnini: “Ha tentato di inquinare le prove”.
PRATO. I carabinieri hanno eseguito due ordinanze di custodia in carcere a carico dei due imprenditori cinesi già indagati all’inizio delle indagini relative all’incendio alla casa-fabbrica de La Tignamica del 26 agosto 2017 nel quale morirono due operai cinesi , Fu Bin e Zhao Junling, di 37 e 39 anni. In carcere è finita la confezionista cinese Hu Yinyan insieme al marito Hu Yongsheng. La proprietaria italiana dell’immobile, Patrizia Carmagnini, è stata messa invece agli arresti domiciliari per 75 giorni.
Le indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche, hanno ricostruito che l’attività produttiva nella casa fabbrica della Tignamica andava avanti almeno da due anni. Secondo il procuratore capo Giuseppe Nicolosi la tragedia della Tignamica è ancora più grave di quella di via Toscana, perché in quel caso si trattava di una confezione, che poteva essere controllata, mentre quella della Tignamica era una confezione fantasma.
Nicolosi ha anche spiegato che dalle verifiche sui computer sequestrati emerge che la diffida della proprietà italiana ai confezionisti cinesi sulla presenza dei macchinari nell’immobile risalirebbe a più di un anno fa. In altre parole, il testo era stato composto nel passato e prodotto solo dopo l’incendio, con la firma della confezionista cinese.
Dalle intercettazioni emerge che i cinesi avevano intenzione di recuperare le macchine taglia e cuci rimaste nella confezione bruciata per usarle in altri spazi (questo per la Procura significa che c’era il rischio della reiterazione del reato). In particolare la confezionista Hu Yinyan è stata intercettata quando era ancora ricoverata in ospedale mentre dava istruzioni per entrare nell’immobile sequestrato e recuperare alcuni carte e altri oggetti, nonostante gli ingressi fossero chiusi coi sigilli.
Secondo quanto riferito, inoltre, ci sarebbero stati contatti tra la proprietaria dell’immobile per indurre i testimoni a dare una versione a lei favorevole (qui il rischio è l’inquinamento della prove).
“La collaborazione dei cittadini è fondamentale per prevenire questo tipo di fatti - ha detto Nicolosi - perché sono situazioni che difficilmente possono essere controllate delle forze dell’ordine. Nel dubbio, meglio una segnalazione in più che una in meno”.
Il Tirreno ediz. Prato,30 ottobre 2017
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