Clima, la Cina gela il vertice: “Non c’è possibilità d’accordo”
La Cina ha detto ai partecipanti al vertice di Copenaghen di non intravedere alcuna possibilità di raggiungere un accordo operativo sul clima in questa settimana.
Lo ha riferito un funzionario che partecipa ai colloqui. Il funzionario, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto che la Cina avrebbe proposto, in alternativa, «una breve dichiarazione politica di qualche tipo».
L’Italia protesterà per la «disorganizzazione» al vertice sul clima di Copenhagen. Lo ha assicurato il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Stefania Prestigiacomo durante una conferenza stampa nella capitale danese. L’ambasciata italiana in Danimarca, ha detto il ministro, presenterà una protesta ufficiale al governo danese per i problemi che l’organizzazione ha causato questa mattina alla delegazione italiana da lei rappresentata. «Protesterò per la disorganizzazione totale, non solo per i disagi personali di questa mattina, ma stigmatizzerò la situazione anche per tutti gli italiani che hanno trascorso ore al freddo per entrare», ha detto il ministro. Stamani il ministro, infatti, non ha potuto partecipare al «coordinamento Ue». La Prestigiacomo ha quindi sottolineato la gravità della disorganizzazione «per un rappresentante di governo che deve attivamente partecipare ai lavori del negoziato». «Non hanno saputo gestire questa affluenza tripla rispetto alla capienza», ha detto, raccontando di essere stata respinta dall’ingresso principale perché c’era una protesta. All’ingresso secondario, però, il ministro ha riferito di essere stata «respinta in modo molto brusco», nonostante la delegazione si fosse qualificata. In un attimo, ha detto, «ci siamo ritrovati tra la folla che attendeva di entrare». La Prestigiacomo ha quindi sottolineato di essere stata costretta a scalvare «letteralmente una transenna aiutata dall’ambasciatore italiano a Copenhagen», dopo che la delegazione è riuscita a conquistarsi un passaggio verso l’ingresso. La Prestigiacomo ha anche annunciato che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, «ha dato delega al cancelliere tedesco, Angela Merkel, a rappresentare il governo italiano» nel caso in cui ci dovesse essere un consiglio straordinario dei leader europei a Copenhagen. La Prestigiacomo rimane comunque a rappresentare l’Italia per gli «incontri informali»
La giornata di ieri
Si alza la tensione nel terzultimo giorno del summit mondiale sul clima a Copenaghen, con i movimenti no global e ambientalisti che hanno tentato di marciare verso il Bella Center, dove è in corso di svolgimento il vertice. Un tentativo di “invasione” della “zona rossa” che ha subito provocato la reazione della polizia danese, da più parti accusata di svolgere il proprio compito con zelo perfino eccessivo. Risultato: manganellate a volontà, gran dispendio di lacrimogeni e oltre 250 persone arrestate, tra le quali anche molti italiani.
La tensione oltre che fuori è palpabile anche dentro il centro congressi, dove il premier danese, Lars Lokke Rasmussen, ha sostituito alla presidenza dei lavori Connie Hedegaard, politica danese designata come commissario europeo al clima nel nuovo esecutivo comunitario guidato da Jose Manuel Barroso. Un cambio della guardia previsto fin dall’inizio, hanno sottolineato gli organizzatori, che tuttavia ha riacceso i riflettori sulle difficoltà che il negoziato incontra e sulle critiche piovute sulla Hedegaard da parte dei paesi africani che l’accusano di aver voluto favorire finora i paesi ricchi.
Critiche che si sommano alle proteste del Brasile e dell’India per il caos organizzativo ed in particolare la cattiva gestione degli accessi al vertice, complice il moltiplicarsi delle code con l’arrivo dei capi di stato e di governo nella capitale danese per una conferenza a cui l’Onu ha inizialmente accreditato 46 mila persone, nonostante il Bella Center non possa contenerne più di 15 mila contemporaneamente.
Eppure al di là dei problemi organizzativi e dello scontro “tra massimi sistemi”, il negoziato in corso in Danimarca assume ogni giorno di più l’aspetto dell’ennesimo round di una partita infinita in corso tra Stati Uniti ed Europa da una parte e i principali paesi emergenti, a cominciare da Cina, India, Brasile e Russia, dall’altra. Una partita che segnerà il graduale passaggio del baricentro economico mondiale dagli Stati Uniti all’Asia, con l’Europa che cerca di trovare un proprio spazio di manovra.
Fonte: Affari Italiani.it, 17 dicembre 2009
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