Congresso: “violazioni dei diritti umani in Cina: le fabbriche lager del lavoro forzato in Cina e in Italia” [Lerici]
Nel’ambito delle attività atte ad arricchire il patrimonio librario e per far scoprire nuovi percorsi letterari la Laogai Research Foundation ha donato alla Biblioteca Civica “Andrea Doria” di Lerici circa 25 volumi sulle violazioni dei diritti umani e nei campi di concentramento ancora attivi in Cina.
Il Comune di Lerici ufficializzerà la donazione con un congresso sul tema: “Violazioni dei diritti umani in Cina: le fabbriche lager del lavoro forzato in Cina e in Italia”.
L’evento avrà luogo presso la sala del consiglio del Comune di Lerici il 18 Ottobre 2014, ore 18.00. Verranno proiettate foto e video.
Interverranno:
Gianni Taeshin Da Valle: Laogai Research Foundation
Olga Tartarini: Assessore alla Cultura del Comune di Lerici
Angelo Tonelli: Associazione Culturale “Arthena”
Don Claudio Hitaj: Parroco di Carrara
Elisabetta Poggi e Daniela Cecchi: istruttori della Bioblioteca di Lerici
Ven. Taehye Sunim: monaco buddhista , abate del tempio “Musang Am” di Lerici
Con la testimonianza di una donna tibetana, in abiti tradizionali, in rappresentanza del suo popolo.
Ingresso libero
Tema del convegno
Il potere esecutivo in Cina ha potere illimitato e può tenere sotto controllo e arrestare le persone indiscriminatamente. Tutte le diverse forme di detenzione possibili prendono il nome di Laogai.
I Laogai cinesi sono uno dei sistemi carcerari più repressivi e disumani al mondo, vengono utilizzati come strumento per esercitare la dittatura su una minoranza di elementi “ostili”, cioè chiunque osa dissentire contro la politica del Pcc. Le torture sono una prassi quotidiana.
Il sistema da un lato serve come mezzo per la repressione e per la riforma del pensiero e dall’altro garantisce un’immensa quantità di manodopera gratis che è fonte di ingenti profitti per il sistema carcerario e per il Partito Comunista Cinese.
Un sistema carcerario redditizio
I campi di concentramento generano reddito per il Pcc: con il lavoro forzato dei prigionieri si guadagnano milioni di dollari. Che le prigioni siano produttive potrebbe anche sembrare un dato positivo, ma in Cina tale sistema crea incentivi ad incarcerare un numero sempre crescente di individui, a prescindere dalla loro colpevolezza.
In Cina esistono più di mille campi di concentramento dove, da 3 a 5 milioni di uomini, donne e bambini sono costretti a lavorare fino a 16-18 ore al giorno per produrre ogni tipo di merce a vantaggio del regime cinese e di numerose imprese nazionali ed internazionali che investono o producono in Cina.
Anche l’Italia, purtroppo, non è estranea alla pratica del lavoro forzato. Spesso leggiamo della scoperta di laboratori clandestini cinesi, dei veri e propri lager. In questi “laogai italiani”, gli operai ma anche tanti ragazzi e bambini sono costretti a lavorare con ritmi disumani, in contesti di scarsa o inesistente igiene e sicurezza. Si prendano ad esempio i laboratori clandestini di Prato, Empoli, Milano e di altre città nei quali si realizza una vera e propria riduzione in schiavitù di immigrati clandestini cinesi.
Nell’Aprile 2012 La LRF ha denunciato l’importazione di pomodori dai Laogai dello Xinjiang alle nostre tavole alla Commissione Contraffazioni, e nel Settembre del 2013, la Regione Toscana, ha approvato nel Consiglio Regionale la mozione della Laogai Research Foundation Italia per combattere i prodotti Made in Cina.
Per informazioni: [email protected], Biblioteca civica 0187/966053, cell.338/4284478.
Laogai Research Foundation, 29/09/2014
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