Concentrato di pomodoro cinese spacciato per Made in Italy
I carabinieri di Parma hanno sequestrato oltre 200mila bustine di prodotto destinate al mercato tedesco. Denunciato il titolare di una ditta di Reggio per frode alimentare: il 65% dei pomodori utilizzati provenivano dalla Cina.
E’ il bilancio di un’operazione compiuta dal Nucleo antifrodi dei carabinieri di Parma nell’ambito dei controlli per la tutela dei marchi di qualità e del made in Italy. La ditta ha messo in commercio bustine di doppio concentrato di pomodoro destinate all’esportazione etichettandole come prodotte in Italia, ma si trattava di una miscela con prevalenza di quello proveniente dalla Cina. Gli accertamenti condotti sulla rintracciabilità hanno permesso di scoprire che il titolare della ditta ‘miscelava’ doppio concentrato di pomodoro proveniente dalle province di Parma e Reggio Emilia con quello di origine cinese. Tra la documentazione è stato individuato un ordine di acquisto - dell’autunno 2009 - di un carico di fusti di doppio concentrato di pomodoro proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese e sbarcato nel porto di La Spezia. Il controllo della ditta ha permesso di risalire a tutte le lavorazioni compiute dopo l’acquisto. La produzione, confezionata in bustine monodose, è stata venduta sia direttamente ad una ditta in Germania, sia ad altre ditte italiane che assemblavano un ‘kit’ completo per spaghetti composto, oltre che dalle confezioni di concentrato, anche da una busta di formaggio grattuggiato e da una confezione di spaghetti. Il tutto a sua volta destinato a Paesi esteri, prevalentemente in Germania. I sequestri sono avvenuti in due ditte ‘assemblatrici’ dei kit, una nel Cremonese e l’altra in provincia di Cuneo, ma le produzioni sono state acquistate anche da una ditta altoatesina che faceva analoghe produzioni, che non era però più in possesso del prodotto. Dopo le ispezioni, cominciate a marzo- aprile 2010, sono state sequestrate tutte le produzioni sospette e compiute ispezioni su tutti gli acquirenti. Tuttavia, molte erano già state vendute e avevano raggiunto i consumatori finali. Inoltre, durante le fasi del controllo, nella stessa ditta sono stati sottoposti a sequestro amministrativo 48mila kg di prodotto (423.000 confezioni circa) con diciture in tedesco. Il sequestro si è reso necessario - hanno spiegato i carabinieri - poiché dal controllo della documentazione sulla tracciabilità non è stato possibile, per quelle produzioni, eseguire il reale riscontro tra la materia prima in entrata ed il prodotto finito. Dopo analisi e accertamenti svolti dall’Asl, anche per verificare eventuali pericoli per la salute e che hanno avuto esito negativo, le produzioni sono state dissequestrate.
Fonte: La Repubblica, 10 agosto 2010
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