Condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi, il fallimento di Apple (Video BBC)
Le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi continuano a restare il tallone d’Achille della gestione di Apple. Fonti autorevoli denunciano le molte, gravi lacune.
Ieri sera, la BBC ha mandato in onda un documentario intitolato Apple’s Broken Promises.in italiano: Le promesse infrante di Apple, in cui vengono mostrate le condizioni di lavoro nelle fabbriche dei partner asiatici che assemblano iPhone, gli iPad e i Mac.
Nel filmato si vedono gli ambienti interni di Pegatron, nonché le miniere indonesiane da cui provengono la materie prime, e le violazioni sono all’ordine del giorno: dalle carte di identità fasulle, ai dormitori, dai meeting aziendali fino al lavoro minorile.
Quando ieri Tim Cook ha inviato la mail ai dipendenti con tutti i successi di Apple del 2014, ha omesso di citare il loro più grande fiasco: le promesse fatte e disattese sul miglioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi che sfornano i computer e i dispositivi mobili con la mela.
È un problema noto che ha generato grossa eco nei mesi e negli anni scorsi, ma che come al solito era un po’ finito nel dimenticatoio della coscienza collettiva; ora, però, si torna a parlarne dopo che la BBC ha inviato reporter in incognito a filmare le politiche di lavoro messe in atto in Cina e in Indonesia. Viene fuori uno scenario da incubo, con cicli di 18 giorni continuativi o turni sfiancanti da 12 ore.
Un reporter in incognito, addetto alla produzione di componenti per computer Apple, ha dovuto lavorare 18 giorni di fila nonostante le continue richieste per avere un giorno libero.
Un altro, il cui turno più lungo è stato di 16 ore, ha affermato: “Ogni volta che tornavo ai dormitori, non mi volevo muovere. Anche se avevo fame, non mi alzavo per mangiare. Volevo solo stare lì e riposare. Ero incapace di dormire la notte, a causa dello stress.”
Gli straordinari, teoricamente su base volontaria, erano imposti dall’alto, e le condizioni abitative al limite della vivibilità, con gruppi di oltre 12 persone stipate in ogni singola camera. In una caso, un reporter è stato costretto a partecipare ad un meeting coi colleghi fuori dall’orario di lavoro, senza essere remunerato.
La risposta di Apple non si è fatta attendere, ed è sempre la solita:
“Non siamo a conoscenza di alcuna altra società che si impegni come Apple per assicurarsi condizioni di lavoro eque e sicure. Lavoriamo coi fornitori per colmare le lacune, e vediamo miglioramenti continui e significativi, ma sappiamo anche che il lavoro non finisce mai.”
Le ore di lavoro presso gli impianti Pegatron, ha spiegato un portavoce, arrivano ad una media di 55 ore a settimana, e la questione dei dormitori è stata risolta, così come i compensi relativi ai meeting. Ma è chiaro che c’è una certa discrepanza tra le fonti ufficiali e quel che avviene sul campo.
Ma c’è di peggio. Nel documentario si sostiene l’esistenza di miniere illegali di alluminio che finiscono nel circuito dei fornitori di materie prime. Sono stati visti bambini lavorare nelle cave, e poi rivendere il metallo raccolto alle fonderie che collaborano ufficialmente con Apple. Da Cupertino, tuttavia, fanno sapere che la situazione in Indonesia è “complessa” poiché migliaia di minatori rivendono l’alluminio raccolto a degli intermediari.
Il fatto è che Apple tratta con un numero elevatissimo di fornitori, e anche se ha meritoriamente predisposto un Team ad hoc per monitorare la situazione negli impianti, è chiaro che sia molto difficile tener testa agli eventuali abusi, senza contare che i prezzi bassissimi a cui compra non sono compatibili con diritti sul lavoro e qualità di vita. Ma questo è di per sé evidente.
Melaglob.it, 19/12/2014
English version BBC, click here: BBC Films ‘Apple’s Broken Promises’ for Worker Conditions in Pegatron iPhone Factory
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