Corte Tailandese senza indugio giustifica l’arresto di una famiglia presunta uigura scappata dalla feroce repressione cinese.

Erano entrati illegalmente in Cambogia, presumibilmente per scappare dalla feroce repressione cinese, ma la loro corsa verso la libertà si è subito fermata. Si tratta di una famiglia uigura di 4 adulti e 13 bambini, due dei quali nati durante il periodo detentivo e accusati dalla Tailandia di violare le normative sull’immigrazione.

Dopo aver scontato un anno in carcere, ora la Corte tailandese afferma la legittimità del periodo di lunga detenzione, nonostante sia di molto superiore ai sette giorni previsti dalla legge, a seguito dei quali deve essere chiesta l’autorizzazione.

Ciò avviene in un quadro di grande tensione poiché, sin dal giorno del loro arresto, avvenuto nel marzo 2014, sia la Turchia che la Cina hanno rivendicato gli accusati come propri cittadini.

È importante però notare che la famiglia si è sempre definita turca, non a caso utilizza il cognome Teklimakan, grazie al quale, nell’ultimo anno, è stato conferito loro il passaporto turco.

Ma la Cina ha insistito sul fatto che le 17 persone siano uiguri cinesi e ha pertanto chiesto il loro rimpatrio nella regione dello Xinjiang.

Seyyid Abdulkadir Tumturk, un rappresentate dell’ “Associazione per la cultura e la cooperazione dell’East Turkestan” in Tailandia, con sede in Turchia, ha affermato: “anche se non sono stati ancora rilasciati non è detto che verranno deportati in Cina, non dobbiamo quindi essere amareggiati”.

Ha inoltre assicurato che gli avvocati sono pronti ad affrontare il caso e che diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani stanno programmando di inviare una lettera aperta al governo entro la prossima settimana.

Quale nazionalità?

L’agenzia di stampa Reuters assicura che entrambi i paesi hanno chiesto il rimpatrio del gruppo di detenuti e che la Turchia non ha ancora commentato la sentenza emessa dalla corte. Anche la Cina ha evitato un riferimento diretto al caso, tuttavia si è detta disposta a incrementare la cooperazione tra le nazioni al fine di prevenire il passaggio illegale dei confini.

Dai fatti si evince dunque l’ennesimo tentativo da parte del partito comunista cinese di bloccare la fuoriuscita degli uiguri dallo Xinjiang, impedendo così la loro possibilità di diventare rifugiati politici.

Tale atteggiamento è perfettamente coerente con le politiche attuate finora nei confronti della minoranza musulmana e nell’attesa di nuovi sviluppi da parte delle autorità competenti si può solo riporre speranza nell’impegno degli avvocati e delle organizzazioni internazionali per rendere note tali atrocità e giungere ad un esito positivo della vicenda.

Radio Free Asia, 27/03/2015

Traduzione di Cecilia Cotogni, LRF, 03/04/2015

English article: Radio Free Asia, Thai Court Rules Year-Long Detention of Suspected Uyghurs is Legal

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