Freeman già membro di una grande compagnia cinese, ora a capo di un reparto dell’Intelligence Usa
Il presidente Barack Obama intende nominare Charles Freeman come capo del NIC (U.S. National Intelligence Council), un’apparato fondamentale dell’Intelligence americana, che produce rapporti rilevanti nel determinare la politica degli Stati Uniti su questioni fondamentali come lo sviluppo nucleare iraniano.
Freeman è tuttora membro del Consiglio d’Amministrazione della CNOOC (China National Offshore Oil Corporation), una delle più grandi compagnie petrolifere cinesi, di proprietà dello stato, che cerca di espandere la propria influenza nel mondo. Nel 2005 questa compagnia fece un’offerta di 18.5 bilioni di dollari per comprare l’americana Unocal superando quella della Chevron Texaco e scatenando l’opposizione degli esperti in materia che chiesero all’allora presidente Bush di investigare su come tutto questo avrebbe influito sulla sicurezza nazionale. Allan Tolleson, ricercatore della U.S. Business and Industry Council, ha affermato in merito, che quest’operazione fa parte di un’aggressiva strategia della Cina che viste le poche risorse naturali, ha bisogno di controllarne il più possibile per poter essere una grande potenza.
L’Arkan Oil Watch, un’organizzazione per i diritti umani, accusa la CNOOC di infrangere i diritti umani con azioni simili a quelle di industriali e funzionari del partito comunista nelle campagne cinesi.
Freeman ha inoltre fondato un’organizzazione pro Cina, la U.S. China Policy Foundation, che, stando a quanto diffuso dal loro sito ufficiale, cerca di promuovere le relazioni fra Cina e Stati Uniti. Viene spesso menzionato dai media cinesi e ha lodato in passato il leader Mao Zedong. Recentemente è stata ritrovata una sua mail in cui affermava come fosse stato un’errore imperdonabile da parte del governo cinese quello di non soffocare la rivolta di piazza Tian’Anmen agli albori.
“WorldnNetDaily” riporta anche la notizia dei rapporti personali e commerciali che Freeman avrebbe tenuto, in qualità di presidente del Middle East Policy Council, con la famiglia Bin Laden, anche dopo gli attacchi dell’11 settembre.
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