Frena l’industria cinese a giugno. Nel Guandong quattromila operai in sciopero per aumenti salariali
L’espansione dell’attività manifatturiera in Cina nel mese di giugno è scesa al livello più basso da 11 mesi, registrando una battuta d’arresto virtuale, in base al dato preliminare dell’indice Pmi, elaborato dalla banca Hsbc, che conferma il rallentamento della crescita dell’economia cinese. Il Purchasing Managers Index, calcolato da Hsbc è sceso a 50,1 punti contro i 51,6 di maggio, il livello più basso per questo indicatore dal luglio 2010. Una cifra superiore a 50 indica un’espansione dell’attività manifatturiera, una cifra sotto i 50 una contrazione.
L’inflazione e la stretta monetaria
«La domanda è più bassa a causa delle misure di stretta monetaria del governo cinese e ai mercati di esportazione deboli», ha detto Qu Hongbin, capo economista della Hsbc per la Cina. Per arginare l’inflazione, che ha accelerato e minaccia di portare a disordini sociali, la banca centrale cinese ha aumentato per quattro volte i tassi di interesse e per sei volte le riserve minime obbligatorie delle banche dall’inizio del anno.
Le stime di Hsbc sulla crescita
L’aumento dei prezzi al consumo è stato del 5,5% annuo a maggio, il livello più alto dal luglio 2008, ben al di sopra del target ufficiale del 4% delle autorità. La crescita del prodotto interno lordo cinese è stata del 9,7% nel primo trimestre, contro il 10,3% nel 2010. Ai primi di giugno, Hsbc ha rivisto al rialzo le stime del Pmi preliminare di maggio, inizialmente stimato in 51.1. Il dato finale per giugno è atteso per il primo luglio.
4000 operai in sciopero
Il carovita intanto inizia a far sentire i suoi effetti anche sui lavoratori cinesi, normalmente poco inclini alla protesta in un paese autoritario come la Cina. Più di 4.000 lavoratori in una fabbrica di borse nella provincia cinese di Guangdong, nel sud del Paese, sono scesi lunedì in sciopero per protestare contro le condizioni di lavoro e per chiedere salari più alti. Lo riferiscono i media cinesi a Hong Kong. I dipendenti di “Simone”, una ditta a capitale sudcoreano, con sede a Meishan, vicino a Canton, producono borse per marchi famosi come Dkny, Burberry, Kate Spade e Coach.
118 euro al mese per 12 ore di lavoro al giorno
Gli operai sono scesi in sciopero per protestare contro «le dure condizioni di lavoro» e per chiedere un aumento salariale, come riporta il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post. Una grande presenza della polizia è visibile all’esterno dell’impianto, mentre i dipendenti indicano che almeno una donna e un uomo sono stati picchiati dalle guardie di sicurezza, scrive il giornale. I lavoratori lamentavano di dover lavorare 12 ore al giorno, con pause per il bagno solo ogni quattro ore, secondo il quotidiano. Hanno inoltre denunciato il divieto di bere acqua al di fuori della pausa. «I manager coreani ci trattano come meno che esseri umani. I dirigenti maschi entrano nei bagni delle donne in qualsiasi momento, non possiamo più frenare la nostra rabbia», ha detto un operaio, di 26 anni, che è rimasto anonimo. Secondo la stampa, i lavoratori guadagnano 1.100 yuan (118 euro) al mese per 8 ore al giorno di lavoro. I conflitti sociali sono in aumento nel Guangdong, dove decine di milioni di lavoratori migranti fanno girare gli impianti dell’ “officina del mondo” cinese.
fonte: Il Sole 24 Ore, 23 giugno 2011
Articoli correlati:
Condividi:
Stampa questo articoloCondizioni di utilizzo - Terms of use |
---|
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte. |
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source. |
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale. |