Gli addobbi di Natale potrebbero essere stati fatti nei brutali campi di tortura in Cina
I prodotti che adornano le nostre case durante il periodo festivo potrebbero essere stati prodotti in crudeli fabbriche nei campi di prigionia. Proprio questa settimana è emerso che uomini e donne cinesi rinchiusi in un campo di detenzione producono abiti per una società di abbigliamento sportivo statunitense. Diversi gruppi a favore dei diritti umani sostengono che lo sfruttamento del lavoro è molto vasto nel sistema dei laogai.
William Nee, di Amnesty International Asia, ha detto al Sun Online: “ci sono rinchiusi professori universitari, persone di alto rango, imprenditori e così via; i loro familiari non hanno idea di quello che accade loro e non è escluso che molti giocattoli siano stati fatti da un professore universitario o da un ingegnere”.
Molte persone sono internate per motivi politici, senza aver ricevuto nessuna condanna e con loro anche molti membri della famiglia potrebbero essere stati incarcerati in queste strutture. La stima di Global Slavery Index è di circa 3.4 millioni.
L’US-China Economic and Security Review Commission, una commissione governativa degli Stati Uniti, ha affermato in un rapporto che dietro i centri di detenzione c’è un giro di affari ingente attraverso il quale vengono prodotti ogni tipo di merce grazie al lavoro forzato, ma che i dati sono di difficile quantificazione in quanto gli intermediari coinvolti per commercializzare le merci in Occidente sono all’oscuro su dove e come sono prodotti.
La Laogai Reserach Foundation Europa, che si batte contro questi campi, ha riferito al Sun che le merci prodotte nei laogai sono vendute sul mercato internazionale.
“Le più evidenti sono i festoni natalizi con le quali le persone decorano gli alberi a Natale - il 95% proviene dai campi di lavoro forzato nella Repubblica Popolare Cinese”.
Chen Guangcheng, l’attivista cieco dall’infanzia, è stato arrestato per aver denunciato la sterilizzazione forzata delle donne per soddisfare politica del figlio unico in Cina. Durante il suo periodo di detenzione in un laogai scoprì che suoi compagni producevano migliaia di luci di Natale da esportare in Occidente. Chen ha riferito: “queste luci di Natale sono i prodotti del lavoro forzato. Lo spirito del Natale è gioioso ma dietro ci sono troppi ingiustizie”.
In un documentario investigativo canadese realizzato quest’anno da Lettera Masanjia, racconta di una richiesta di aiuto dove vengono descritte le condizioni di vita disumane. Era stata introdotta in una scatola di decorazioni di Hallowen acquistata da una donna americana dell’Oregon di nome Julie Keith.
Traduzione a cura della Laogai Research Foundation Italia Onlus
Fonte: The Sun, 22/12/18
English article: How your Christmas baubles and tree lights could have been made in China’s brutal torture camps
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