GLI SPRECHI DELL’OPULENTO OCCIDENTE

Nella sola Milano vengono gettati via180 quintali di pane al giorno. Questa è la punta dell’iceberg di immondizie che si raduna quotidianamente: frutta, verdura, latticini, pasta etc. Si parla dell’1% di ricavo perduto. A fronte di 100 miliardi di fatturato annuo, la grande distribuzione registra lo spreco di un miliardo, sempre annuo. Solo i formaggi e i latticini scaduti fanno gola alle fabbriche di mangimi, che pretendono, però, compensi per andare a ritirarli.In tutt’ Italia, del resto, passando davanti ai cassonetti vicini ai supermercati, all’ora di chiusura, lo spettacolo non cambia e si vedono grandi quantita’ di cibi abbandonati.
In un mondo nel quale ci sono persone, milioni di persone, soprattutto bambini, che non hanno cibo sufficiente alla sopravvivenza, questo sperpero è veramente vergognoso e immorale. Qualcosa, pero’, si dovrebbe fare.
Secondo uno studio dell’Universita’ di Bologna, recuperando le eccedenze della piccola e grande distribuzione, si potrebbero fornire tre pasti al giorno a ben 636.600 persone. Quindi l’ateneo felsineo suggerisce di riutilizzare le rimanenze “distribuendo a km 0” , e cioe’ nelle immediate vicinanze dei negozi o dei supermercati. Infatti lo spreco nasce dal fatto che recuperare le eccedenze costa e nessuno vuol fare questo trasporto gratuitamente. A Vigevano provvede una vecchina di 83 anni a portare il pane al canile comunale! E nel resto del nostro paese? Solo ipod, telefonini, discoteche. Giovani animalisti dove siete?
Tornando al problema, i comuni poi potrebbero favorire, con adeguati sgravi fiscali, il successo di questi progetti di solidarietà sociale o studiare altri mezzi per premiare i commercianti virtuosi, che organizzano bene l’ ordinazione delle merci.
Da privati cittadini infine potremmo tutti seguire l’ottimo l’esempio del ferrarese don Bendin che, tutte le sere, passa a ritirare il pane avanzato dal panificio Orsatti per portarlo ad una comunita’.
Maria Vincenza Pincelli

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