Globalizziamo la giustizia, non l’impunità!
Il “diritto internazionale” e la “giustizia universale” sono tra le più grandi conquiste delle democrazie moderne per combattere i crimini contro l’umanità e risolvere i conflitti in modo pacifico, sulla base della fiducia e della responsabilità.
Derogare o ignorare questi principi piegandosi alla pressione economica della Cina o di qualsiasi altro potere, svuota di significato la nostra democrazia e riduce i diritti che chiamiamo “universali” a qualcosa di “locale”, per convenienza e viltà.
Il Comité de Apoyo al Tibet (CAT) [il sito è al momento in costruzione], che opera in Spagna a favore della causa tibetana, ha diramato in questi giorni un comunicato stampa per segnalare due situazioni molto significative. Il dottor Blake Kerr, medico americano, è stato testimone diretto e indiretto delle atroci conseguenze della politica del figlio unico in Tibet tra il 1988 e il 1991: sterilizzazioni e aborti forzati, infanticidi, torture, che si sommavano alla brutale repressione delle proteste pacifiche degli abitanti di Lhasa. A breve la testimonianza del dott. Kerr sarà ascoltata dalla Corte Spagnola Nazionale (Audiencia Nacional), dove è stata sporta denuncia per genocidio, tortura e altri crimini contro l’umanità. Il CAT, la Fundaciòn de la Casa del Tibet e alcuni privati cittadini spagnoli di origini tibetane rappresentati da Thubten Wangchen, che si sono costituiti in giudizio, sono felici di constatare la sensibilità della giustizia spagnola che ha voluto dare una svolta al processo. Questo era cominciato diversi anni fa negli Stati Uniti, ma le leggi e le procedure internazionali sono state usate in modo da non consentirne lo svolgimento nell’ambito di una ragionevole durata.
Nel 2008 era cominciato un altro processo davanti alla Audiencia Nacional per i crimini perpetrati dal governo cinese in Tibet all’epoca delle Olimpiadi: la causa nel 2009 è stata insabbiata. Il CAT, però, non si è arreso e ha fatto ricorso contro la evidente denegata giustizia e la violazione di norme internazionali quali il trattato di Ginevra. E’ ovvio che i poteri “forti”, economici e politici, ostacolano l’applicazione della giustizia internazionale, ma i ricorrenti non si arrendono e noi ci schieriamo al loro fianco perché vogliamo credere che esistano Valori che non debbono cedere il passo al materialismo e all’indifferenza.
FRP
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