Hong Kong: l’esercito nelle università
L’Esercito Popolare di Liberazione diffonde fra gli studenti l’ideologia del Partito Comunista.
Hong Kong – «Il potere politico nasce dalla canna di una pistola», disse Mao Zedong, l’allora leader del Partito Comunista Cinese (PCC), in un discorso del 6 novembre del 1938. «Secondo la teoria marxista, l’esercito è la componente fondamentale del potere statale.
Chiunque voglia conquistare e mantenere il potere statale deve possedere un forte esercito» Il 25 aprile del 1949 Mao Zedong proclamò la nascita dell’Esercito Popolare di Liberazione (EPL), l’erede dell’Armata Rossa. Allora, il compito principale dell’EPL era quello di «eliminare tutte le truppe reazionarie del Guomindang che osano opporre resistenza, arrestare i criminali di guerra, liberare la popolazione del Paese intero, salvaguardare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza della Cina» In poche parole, l’EPL era il braccio armato del Partito Comunista.
Esso rappresentava la componente più militarista e aggressiva del movimento rivoluzionario e nasceva dal desiderio di rivalsa nazionale della Cina, dalla volontà di sconfiggere l’imperialismo, di ridare forza, indipendenza e vitalità al popolo cinese, per decenni umiliato dal colonialismo occidentale e giapponese, nonché dalle guerre civili che avevano lacerato il Paese sin dalla caduta dell’impero dei Qing nel 1911.
Dopo la morte di Mao e l’ascesa al potere di Deng Xiaoping, la Cina ha cambiato volto. Ma il ruolo dell’EPL e il suo rapporto con il PCC sono rimasti gli stessi. Senza di esso, il partito più grande del mondo difficilmente potrebbe mantenere il suo indiscusso monopolio sulla società cinese. Nel 1989, durante le proteste studentesche di Piazza Tiananmen, fu proprio l’EPL a reprimere nel sangue il movimento democratico che minacciava di rovesciare il regime comunista. Agli occhi di parte della popolazione il massacro infangò il buon nome dell’esercito. Ma la repressione armata era coerente con la natura stessa dell’EPL, il quale è subordinato al PCC e ne difende gli interessi.
Anche Xi Jinping, l’attuale leader della RPC, non si è distanziato dai suoi predecessori, e ha anzi riconfermato la funzione dell’EPL come strumento del PCC. «Costruire un esercito popolare che obbedisca al Partito, ottenga vittorie e abbia uno stile di lavoro eccellente, è l’obiettivo del nostro Partito nella situazione attuale», ha detto Xi in un discorso dell’11 marzo del 2013. Mentre nella Cina comunista l’eroismo e le virtù morali dell’EPL sono dogmi che non possono essere messi in discussione, a Hong Kong l‘esercito cinese viene visto con sospetto.
L’ex colonia britannica è l’unica regione della Cina in cui la memoria dei fatti di Piazza Tiananmen è tenuta viva attraverso commemorazioni annuali e addirittura un museo. Inoltre, mentre il PCC sin dalla fondazione dello Stato comunista coltiva uno spirito marziale nella società della Cina continentale, sotto il dominio britannico gli abitanti di Hong Kong non avevano vissuto rivoluzioni, mobilitazioni di massa, o guerre, fatta eccezione l’occupazione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Essi dunque non vedono di buon occhio il militarismo e le dimostrazioni di forza. Dopo il 1997, però, quando l’ex colonia britannica divenne parte della RPC in qualità di Regione Amministrativa Speciale, la città si è trovata all’improvviso a fare i conti con un Governo comunista che glorifica le forze armate e le vede come un veicolo ideologico per la diffusione del patriottismo. Uno dei primi atti del PCC dopo il passaggio di sovranità da Londra a Pechino fu proprio quello di mandare una guarnigione dell’EPL a Hong Kong.
Durante i negoziati sino-britannici degli anni ’80 il Governo del Regno Unito aveva cercato di convincere la Cina che trasferire a Hong Kong delle truppe dell’EPL fosse fuori luogo e non adatto allo spirito della città. Sembra che alcuni generali cinesi volessero accettare la richiesta britannica, ma Deng Xiaoping andò su tutte le furie ed insistette affinché Pechino stazionasse a Hong Kong un numero di truppe almeno pari a quello dei britannici.
La mattina del 1° luglio del 1997, poche ore dopo il passaggio di sovranità, veicoli dell’EPL attraversarono tre checkpoint dell’ex confine sino-britannico ed entrarono nel territorio di Hong Kong, portando nella città 4,000 soldati. Dieci navi militari e diversi elicotteri si aggiunsero alle truppe di terra. Tutto ciò venne percepito come una dimostrazione di forza da parte del Governo comunista.
Il numero di truppe, infatti, non era semplicemente pari, ma decisamente superiore a quello della guarnigione d’epoca coloniale. L’EPL occupò anche il ‘Prince of Wales Building’, l’ex caserma delle truppe britanniche, situata al centro di Hong Kong. Conscio dell’immagine negativa dell’esercito cinese, il generale Liu Huaqing, l’allora Vicepresidente della Commissione Centrale Militare della RPC, disse alle truppe in partenza per Hong Kong che esse dovevano comportarsi in modo esemplare. «Con le vostre azioni dovrete ottenere l’appoggio e l’amore degli abitanti di Hong Kong», gli intimò. Uno dei metodi che la guarnigione dell’EPL di Hong Kong ha adottato per conquistarsi le simpatie della popolazione locale è quello di organizzare incontri fra gli studenti universitari e truppe dell’EPL.
A partire dal 2007, membri dell’EPL di Hong Kong hanno visitato diverse università, fra cui l’Università di Hong Kong, l’Università Battista e il Politecnico. L’immagine dell’EPL, però, sembra non averne beneficiato molto. Sono proprio quegli studenti che l’EPL voleva ingraziarsi ad essere diventati i più accaniti sostenitori della democratizzazione di Hong Kong.
Lo scorso anno, migliaia di studenti hanno partecipato ad ‘Occupy Central’, il movimento che si batte affinché Pechino conceda all’ex colonia britannica il suffragio universale. Molti giovani erano coscienti del fatto che le loro proteste ricordavano da vicino quelle del 1989.
Erano in molti a temere che Pechino avrebbe potuto inviare l’esercito per reprimere le manifestazioni.
In questo clima politico esplosivo, l’annuncio da parte dell’Università Cinese di Hong Kong che l’8 marzo una delegazione di 100 soldati e ufficiali dell’EPL avrebbe visitato il campus fece indignare parte dell’opinione pubblica, ed in particolare gli studenti, i quali protestarono contro la decisione dell’istituzione.
L’evento comprendeva un seminario, un match di basketball con gli studenti ed un pranzo con le cariche più importanti dell’università. «Permettere ad un esercito che obbedisce ad un regime totalitario di entrare nel nostro campus significa creare un precedente di collaborazione con l’Esercito Popolare di Liberazione», dichiarò l’unione degli studenti in un comunicato rilasciato due giorni prima della data prevista per la visita.
Il 4 giugno del 1989 l’Esercito Popolare di Liberazione represse nel sangue il movimento democratico studentesco, massacrando civili con carri armati e armi da fuoco. Dieci ex studenti dell’università e diversi membri dell’unione studentesca firmarono una petizione.
La polemica costrinse gli organi accademici a fare un passo indietro e a posporre l’evento. «A causa di un fraintendimento da parte di alcune persone riguardante lo scopo dell’evento, l’università e l’Esercito Popolare di Liberazione hanno deciso di rimandare la visita», fece sapere l’ufficio per gli affari studenteschi. Il ‘Global Times’, quotidiano del PCC, condannò la reazione degli studenti, definendola in maniera dispregiativa un «rumore assordante».
Secondo il giornale, l’avversione degli studenti nei confronti dell’EPL sconcerta gli abitanti della Cina continentale ed è contraria alla Costituzione del Paese ed alla Legge Fondamentale di Hong Kong. I recenti movimenti democratici, i quali avevano portato ad una situazione di stallo senza precedenti fra i gruppi filopechinesi e le opposizioni, sembrano aver sortito effetti contrari a quelli a cui aspiravano i manifestanti.
Invece di spingere Pechino a concedere riforme liberali, essi hanno allarmato il PCC e lo hanno reso più intransigente. Dopo la fine di ‘Occupy Central’, Pechino ha fatto pressione sul Governo di Hong Kong affinché questo applichi l’Articolo 23 della Legge Fondamentale sui reati di «tradimento, secessione, sedizione e sovversione». Tentativi da parte del Governo di Hong Kong di approvare la legislazione relativa fallirono nel 2003, quando circa 500,000 persone scesero in piazza per protestare contro ciò che molti ritenevano un passo verso un regime autocratico di stile comunista.
L’EPL, in quanto portavoce del patriottismo e dell’identificazione dello Stato con il PCC, rappresenta un importante strumento di propaganda. In una recente intervista al ‘Global Times’ Wang Xinjian, colonnello dell’EPL e membro di un comitato dell’Associazione Cinese degli Studi di Hong Kong e Macao, ha dichiarato che bisognerebbe permettere ai cittadini di Hong Kong di prestare servizio militare nell’EPL.
Secondo la legge della Cina continentale, ogni cittadino può servire nell’esercito, ma questa legge non si estende a Hong Kong, che possiede un Governo autonomo e leggi proprie. Wang ha sostenuto che il servizio militare darebbe ai cittadini di Hong Kong un’identità nazionale, invece che regionale. Egli ha aggiunto che se il Governo di Pechino nega agli abitanti di Hong Kong di lavorare per le autorità centrali, l’ex colonia rischia di sviluppare un senso di alienazione ed un provincialismo che potrebbero culminare nel separatismo.
Il difficile rapporto fra l’autoritaria Cina continentale e la liberale Hong Kong, infatti, si manifesta in un desiderio da parte degli abitanti di quest’ultima di isolarsi dal resto del Paese e mantenere un’autonomia che sfiora l’indipendentismo. Un recente episodio illustra questo fenomeno. Il 17 aprile Ian Holliday, Vice-Cancelliere della prestigiosa Università di Hong Kong, annunciò una riforma dei curricula secondo la quale diverrà obbligatorio per gli studenti trascorrere parte del loro corso di studi nella Cina continentale.
Questo provocò l’ira degli studenti, che criticarono la decisione. «Se non volete andare in Cina, non studiate all’Università di Hong Kong», fu la secca risposta di Holliday. Secondo quanto riportato dal ‘South China Morning Post’, il progetto prevede un’esperienza di studio all’estero ed una nella ‘Grande Cina’, un termine che include anche Macao e Taiwan. Sopraffatto dalle reazioni negative dell’opinione pubblica, Holliday ha poi chiesto scusa per il modo in cui si era espresso, e ha messo in evidenza che trascorrere del tempo nella Cina continentale è solo un modo per permettere agli studenti di fare esperienze di vita diverse. È chiaro, però, che vi è molto timore fra gli studenti che dopo ‘Occupy Central’ il Governo centrale voglia disseminare la propria propaganda e la propria ideologia, in modo tale da soffocare sul nascere qualsiasi sfida alla supremazia del PCC.
L’Indro,18/05/2015
English Article,Radio Free Asia:
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