A Hong Kong è protesta continua, gli studenti: “Governo deve dimettersi entro domani”

Manifestanti in strada anche nel giorno della festa nazionale. Slogan contro premier e la Cina. Censurato il direttore del South China Morning Post. Oggi vertice Usa-Pechino.


Non si ferma la protesta degli studenti di Hong Kong contro il capo del governo locale. Nemmeno nel giorno di festa nazionale. Durante l’alzabandiera, per la celebrazione del 65esimo anniversario della Repubblica popolare di Cina, alcuni studenti hanno superato il servizio di sicurezza e contestato Chun-ying Leung, prima di essere allontanati. Ma poco dopo è arrivato l’ultimatum al governo di Leung: «Deve dimettersi entro la mezzanotte di domani o fronteggiare nuove e aggressive forme di protesta».

Un ultimatum lanciato dai portavoce delle due principali organizzazioni studentesche del territorio in una conferenza stampa tenuta ad Admirality, una delle aree del centro occupato dalla scorsa settimana dai manifestanti. Lester Shum della Federazione degli studenti di Hong Kong e Agnes Chow di Scholarism hanno aggiunto che se il «chief executive» non si dimetterà, i giovani occuperanno una serie di edifici pubblici. Leung ha dichiarato più volte di non avere alcuna intenzioni di lasciare la sua carica.

PECHINO E L’OCCIDENTE

Il governo di Pechino aveva avvertito l’Occidente di non immischiarsi nelle faccende di Hong Kong, ma dopo giorni di proteste a oltranza il capo della diplomazia cinese ha deciso di incontrare il suo omologo statunitense John Kerry. A confermarlo è la portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, che ha precisato che nel vertice si parlerà delle posizioni dei manifestanti, che chiedono libere elezioni nel 2017. «La questione uscirà: è nelle notizie ed è un tema che ci preoccupa e al quale siamo dedicati», ha detto Jen Psaki nel suo incontro giornaliero con la stampa. Ma a muoversi è anche la diplomazia britannica: il vicepremier britannico Nick CLegg ha fatto sapere di voler convocare l’ambasciatore cinese a Londra per manifestare la preoccupazione della Gran Bretagna rispetto alla crisi all’interno dell’ex colonia inglese.

MOSCA AGLI USA: «SIETE I REGISTI OCCULTI»

Dalla Russia, intanto, arrivano velate accuse all’Occidente e in particolare agli Stati Uniti, ritenuti il regista occulto di una mobilitazione «analoga a quella di Maidan», a Kiev. Secondo il telegiornale della tv di Stato russa, infatti, «la maggior parte degli esperti concorda che la somiglianza non è casuale» ed è per questo che «le proteste in Ucraina e Cina possono avere la stessa regia».

LE PROTESTE DURANTE LA FESTA NAZIONALE

Oggi sono iniziati i due giorni di vacanza per la Festa della Repubblica e la gente per le strade di Hong Kong è ulteriormente aumentata. Nel tardo pomeriggio locale (Hong Kong è sei ore avanti rispetto all’Italia), in tutta l’ area di Admirality si poteva a stento camminare tra le decine di migliaia di persone venute ad esprimere la loro solidarietà ai giovani contestatori. Oltre alle dimissioni di Leung, gli studenti chiedono a Pechino di ritirare le limitazioni che ha posto alle elezioni del 2017 per il «chief executive». Le proteste sono andate avanti per tutta la notte tra di martedì. A nulla, del resto, sono valsi gli inviti del governatore e delle autorità di Pechino ad abbandonare la protesta. Neppure una notte di piogge intense, con tanti ombrelli aperti stavolta non per ripararsi dal sole o dai gas urticanti ma dall’acqua, ha convinto gli studenti a lasciare le strade.

A seguito delle contestazioni durante la cerimonia dell’alzabandiera, le due principali organizzazioni studentesche del territorio hanno lanciato un ultimatum per le dimissioni del capo dell’esecutivo della città, minacciando di occupare alcuni edifici pubblici se non lascerà entro la mezzanotte di domani. L’altolà di Lster Shum della Federazione degli studenti e di Agnes Chow di Scholarism è tuttavia destinato a cadere nel vuoto, dal momento che il «chief executive» ha già escluso qualsiasi passo indietro.

LA STRATEGIA DI PECHINO

Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, Pechino avrebbe consigliato a Leung di sfinire i manifestanti, approfittando del fatto che presto gli abitanti dell’isola saranno stanchi dei disagi creati dai protestatari. Pechino vorrebbe che Leung non usasse la forza e lasciasse morire di «morte naturale» le proteste. Secondo varie organizzazioni a difesa dei diritti umani, però, almeno venti persone sono state arrestate nelle ultime ore per avere manifestato solidarietà con il movimento pro-democratico dell’ex colonia britannica.

SCATTA LA CENSURA ONLINE

Su internet, intanto, sono stati segnalati casi sospetti di sospensione di alcuni account seguiti dai manifestanti. È il caso del direttore del South China Morning Post William Zheng Wei, a cui è stato negato l’accesso all’app di messaggistica WeChat e al social network cinese Weibo, come segnalato su Twitter da George Chen, docente universitario a Yale e firma del quotidiano. Già nei giorni scorsi il leader della protesta Joshua Wong, temendo un blackout delle comunicazioni imposto dal governatorato, aveva invitato i manifestanti a iscriversi a FireChat, un servizio che permette di comunicare anche in assenza di connessione internet.

La Stampa,01/10/2014

English version,Thestar,com, October 1, 2014,click here:Hong Kong protesters vow to occupy government buildings in ultimatum

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