I leader cinesi ammettono per la prima volta la grave crisi economica

La Conferenza su questioni economiche e del lavoro ha evidenziato la mancanza di soluzioni immediate. Promessi sussidi e sgravi fiscali per aumentare redditi e consumi, ma senza indicazioni concrete. Esperti: occorrono una strategia di lungo termine e riforme strutturali.

I leader cinesi intendono attuare “pronte politiche fiscali insieme a politiche monetarie moderate”. E’ quanto emerge dalla Conferenza Centrale Economica e del Lavoro dei leader cinesi, che hanno riaffermato la ferma volontà di combattere la crisi, ma anche evidenziato che mancano soluzioni sicure e immediate.I membri del Comitato permanente del Partito comunista, insieme ad alti esponenti politici e militari ed esperti, dall’8 al 10 dicembre a Pechino hanno esaminato un quadro inedito: a novembre le esportazioni sono scese del 2,2% rispetto al novembre 2007, per la prima volta dal giugno 2001, e gli esperti prevedono che diminuiranno ancora. Scese anche le importazioni del 17,9% rispetto all’anno prima, con una forte diminuzione della domanda interna e di molti prezzi: gli alimentari sono scesi del 5,9% a novembre, il maiale del 9,3% e il tessile del 2%. L’indice dei prezzi alla produzione è sceso del 2,4% a novembre, dopo anni di rapida crescita, e ora si prospetta il rischio deflazione. Il pericolo è che, oltre a diminuire prodotti e materie prime, renda non convenienti alcune produzioni con perdita di posti lavoro.

I leader hanno promesso di aumentare i redditi, espandere il consumo interno e ridistribuire la ricchezza tra le diverse regioni e tra residenti urbani e rurali, anche tramite una politica di imposizioni fiscali differenziate e sussidi. La priorità –dicono nel documento finale- è “mantenere stabile e relativamente veloce la crescita economica” e, con essa, salvaguardare l’occupazione: gli analisti ritengono che una crescita dell’8% sia sufficiente a creare 20 nuovi milioni di posti di lavoro annui.

Non ci sono indicazioni specifiche, ma esperti ritengono che non verrà meno il recente deprezzamento dello yuan (il maggior declino da 3 anni), inteso a favorire maggiori esportazioni, nonché ad attirare gli investimenti esteri che a novembre sono diminuiti del 36,52% rispetto a un anno prima.

Reazione negativa del mercato, che attendeva indicazioni precise: la borsa di Shanghai ha perso oggi il 2,2%.

L’esperto economico Ha Jiming commenta che per la prima volta “i leader vogliono avvertire la Nazione che c’è un fosco quadro economico”. “Appare difficile raggiungere questi obiettivi entro un anno o 2”.

Anche Tao Dong, economista capo del Credit Suisse a Hong Kong, ritiene che per affrontare la crisi “occorra una strategia di lungo termine”, ma anche “realizzare riforme strutturali”.

(Fonte AsiaNews)

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