I numeri che fanno “ballare” la Cina.
Che le agenzie di rating non siano il Vangelo è cosa nota fin dai tempi ingloriosi dei subprime, ma questa volta l’allarme è fondato e lanciato con anticipo: la Cina traballa paurosamente. Il direttore della filiale di Pechino di Fitch, Charlene Chu, non ha dubbi: «Il modello di crescita basato sul credito sta chiaramente andando in pezzi.
C’è il rischio di un deflazione in stile giapponese dovuta a un problema di enorme sovra-capacità. Inoltre, non c’è alcuna trasparenza nel sistema bancario ombra e il rischio sistemico sta salendo.
Non abbiamo idea di chi presti denaro, di chi lo prenda in prestito e tantomeno della qualità degli assets». Eppure il dato delle sofferenze bancarie direbbe il contrario, visto che è solo
dell’1 %, ma questo indicatore non offre più alcuna fiducia: trust, fondi, veicoli offshore e altre forme di prestito non regolamentato pesano ormai per la metà del nuovo credito generato.
E quando si è in situazioni simili, non significa niente dare vita a off-load di asset tossici, lo si può fare in maniera industriale. Il problema è che l’esposizione bancaria alla proprietà, semplicemente, non è a bilancio come proprietà. I cosiddetti trust products, un segmento del sistema bancario ombra, pesano ormai per 1,4 triliardi di dollari e giorno dopo giorno arrivano notizie sempre meno incoraggianti…[…]
Mauro Bottarelli, Finanza2
Giovedì 20 Giugno 2013
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