I richiedenti asilo lavorano per i cinesi in maxi-confezione. Blitz della polizia

Prato, la Questura cercava simpatizzanti dell’Islam radicale e ha trovato una quindicina di pachistani sfruttati. L’allarme della Filctem Cgil: “Verifichiamo che in quel capannone non siano commessi reati ugualmente gravissimi, come lo sfruttamento lavorativo che prevede, con le aggravanti, fino a 9 o addirittura 12 anni di reclusione”.

PRATO. Cercavano simpatizzanti del terrorismo islamico e hanno trovato lavoratori sfruttati. Questo l’esito di un controllo effettuato ieri mattina, martedì 4 luglio, all’alba dalla polizia in un capannone di via Fonda di Mezzana.

Una ventina di poliziotti si sono mossi intorno alle 6 dalla Questura e hanno circondato il capannone. Una volta all’interno, hanno verificato che si trattava di una grossa confezione cinese che dà lavoro anche ai richiedenti asilo, nella fattispecie pachistani. Ne sono stati trovati una quindicina, tutti regolari sul territorio italiano perché, spiega la Questura, risultano richiedenti asilo con pratiche inoltrate soprattutto in altre città italiane. Toccherà ora all’Ispettorato del lavoro verificare se sono stati regolarmente assunti oppure se, come pare più probabile, lavoravano al nero.

La polizia non si aspettava di trovare tutte quelle persone all’interno del capannone di via Fonda di Mezzana. Il controllo, come detto, era finalizzato a verificare l’eventuale presenza di pachistani contigui ad ambienti dell’Islam più radicale, circostanza che non è emersa.

Complessivamente, però, sono state identificate 75 persone, in maggioranza cinesi e il resto pachistani, che lavoravano al primo e al secondo piano dello stabile. Ben 200 le postazioni di lavoro presenti nella confezione. E se i pachistani erano tutti regolari grazie alla domanda di protezione internazionale, ben 14 cinesi sono risultati senza permesso di soggiorno: 11 di loro (9 uomini e 2 donne) sono entrati con un normale visto turistico e si sono trattenuti alla sua scadenza, come accade spesso, mentre i restanti tre sono totalmente clandestini. Le due donne sono state portate al Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, mentre agli uomini è stato notificato un ordine di espulsione.

Sarà la polizia municipale, fatta intervenire dalla Questura insieme ai vigili del fuoco e all’Ispettorato del lavoro, a verificare le condizioni igienico-sanitarie dello stabile. Intanto sono state elevate sanzioni per 24.000 euro e l’edificio è stato sequestrato, ma alla polizia non risulta che il titolare dell’attività sia stato denunciato.

Il fenomeno dell’utilizzo di richiedenti asilo nelle confezioni cinesi è già stato segnalato più volte in provincia di Prato e l’operazione di ieri mattina della Questura non fa che confermare una tendenza in atto da tempo.
I richiedenti asilo, in questo caso pachistani, ma più spesso provenienti dall’Africa, sono una manodopera a bassissimo costo che risulta molto appetibile per chi non si fa troppi scrupoli. Sono facilmente ricattabili e più volte è emerso che vengono pagati meno dei dipendenti cinesi. Anche questo dovrà essere verificato dall’Ispettorato del lavoro sulla base delle testimonianze dei quindici lavoratori identificati ieri.

Sull’intervento della polizia interviene il segretario della Filctem Cgil Massimiliano Brezzo.

“I poliziotti non hanno trovato simpatizzanti del terrorismo, ma questo non esclude la possibilità che in quel capannone fossero commessi reati ugualmente gravissimi, come lo sfruttamento lavorativo che prevede, con le aggravanti, fino a 9 o addirittura 12 anni di reclusione” dichiara il sindacalisti.

“Secondo quanto riportato dalla stampa, nel capannone lavoravano una sessantina di cinesi e una quindicina di pakistani richiedenti asilo, regolarmente soggiornanti”. “L’art. 603 bis del codice penale parla chiaro” continua Brezzo “e se oltre all’evidenza del lavoro nero emergessero (come fortemente probabile, visto che è il sistema imperante) orari allungati a dismisura e retribuzioni bassissime, il titolare dell’attività rischierebbe parecchi anni di galera”.

“Le leggi per contrastare l’illegalità e lo sfruttamento ci sono e vanno applicate” prosegue il sindacalista “perché a Prato ci sono migliaia di lavoratori che sono sfruttati ogni giorno che Dio mette in terra, e la nostra città è già diventata una delle capitali dello sfruttamento lavorativo. Reato che però, ad oggi, non ci risulta sia mai stato contestato agli sfruttatori che fanno parte del sistema di produzione illegale”.

“Se in questo caso il reato emergesse e venisse contestato” conclude Brezzo “questo blitz non sarebbe andato a vuoto ma avrebbe prodotto molto di più di quanto gli organizzatori si aspettassero”.Asilo

Il Tirreno,04/07/2018

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