Il Dalai Lama da Obama. Ma non nella sala ovale
Nonostante l’opposizione di Pechino, il Dalai Lama è arrivato a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
La visita si terrà nella stanza delle mappe e senza la presenza delle telecamere. Il premio Nobel intende chiedere al presidente Usa un aiuto, favorevole sia al popolo del Tibet che a quello cinese, «per trovare una soluzione alla questione tibetana», ha spiegato il principale inviato della guida spirituale tibetana, Iodi Gyari.
La scelta di non ricevere il leader buddhista nella stanza ovale, dove solitamente si accolgono i capi di Stato, è stata presa per non infastidire ulteriormente il governo cinese e per dimostrare che la Casa Bianca vuole ricevere il Dalai Lama in veste di religioso e non di politico.
La scorsa settimana la Cina, secondo cui il leader tibetano è un sostenitore del separatismo, aveva chiesto ad Obama l’annullamento dell’incontro, ma gli Usa hanno respinto la richiesta.
I colloqui tra l’inquilino della Casa Bianca e il leader spirituale in esilio rappresentano solo l’ultima questione al centro dei crescenti attriti tra i due paesi. Tra questi la disputa della vendita di armi americane a Taiwan, la censura di internet e i tentativi di hackeraggio nei confronti di google, i diritti umani in cina e la differenza di opinioni sulle nuove sanzioni contro Teheran a causa del suo programma nucleare.
Il leader spirituale, che a seguito dell’occupazione cinese fu costretto in esilio insieme a circa 150 mila profughi, dal 1959 vive in India, a Dharamsala, dove l’allora primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru, si prodigò per garantire la sicurezza del religioso e del suo popolo.
Fonte: L’Unità, 18 febbraio 2010
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