Il rebus di Chen: «Voglio partire con Clinton»
Chen Guangcheng è ricoverato in ospedale. L’attivista e avvocato cinese mercoledì aveva lasciato l’ambasciata americana nella quale si era rifugiato dopo l’evasione dagli arresti domiciliari. Chen ha infatti riportato una frattura a un piede proprio durante la fuga da Shendong a Pechino. Alcuni supporter si sono radunati all’esterno dell’ospedale Chaoyang di Pechino per esprimere il loro sostegno all’avvocato, attivista dei diritti umani specializzato in particolare nella lotta contro gli aborti forzati. Intanto, fonti americane e francesi assicurano che ormai l’uomo avrebbe spontaneamente deciso di rimanere in Cina. Ma, secondo l’avvocato di Chen, questo non sarebbe vero. Il sito americano Daily Beast riporta, infatti, le parole di Teng Biao, legale dell’attivista, che chiede invece aiuto a Clinton: «La mia più grande speranza è che sia possibile, per la mia famiglia e me, partire per gli Stati Uniti a bordo dell’aereo di Hillary Clinton». Chen ha potuto telefonare all’ambasciata statunitense spiegando di aver rinunciato alla protezione extraterritorriale a causa dell’«enorme pressione» cui l’hanno sottoposto funzionari americani, e di aver cambiato idea circa il rimanere in Patria dopo aver parlato con la moglie. Le versioni dell’attivista sono però confuse: nella sua prima versione aveva assicurato di aver lasciato l’ambasciata perché rassicurato dal regime di Pechino, nella seconda aveva comunicato di temere, invece, per la sua famiglia, e ora parla di pressioni che non sarebbero però arrivate dal personale d’ambasciata (e si riferirebbe, allora, a membri dello staff del Segretario di Stato Hillary Clinton, in Cina proprio in questi giorni per colloqui strategici ed economici). Sebbene l’ex First Lady abbia sollevato all’inizio degli incontri con le autorità cinesi la questione dei diritti umani («Tutti i governi sono tenuti a rispettare il desiderio dei propri cittadini di avere dignità e stato di diritto, e nessuna nazione può o deve negare questi diritti»), Pechino ha invece formalmente chiesto delle scuse per il caso Chen. Gli Stati Uniti starebbero però formalmente trattando con Pechino per un eventuale esilio dell’avvocato e dei suoi.
Fonte: Corriere della Sera.it, 3 maggio 2012
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