Indagini sul possibile assassinio del padre di un attivista cinese sabotate dalle autorità

Carol Wickenkamp Epoch Times08.02.2014

Gli attivisti che intendevano indagare sul presunto suicidio del padre di Xue Mingkai, un attivista della provincia orientale cinese di Shandong, sono stati presi durante un raid della polizia lunedì notte, per essere interrogati e poi spediti a casa. Altri attivisti hanno eluso le ricerche della polizia e continueranno le loro indagini, secondo quanto riportato da Radio Free Asia (Rfa).

Gli attivisti di tutta la Cina si sono incontrati nella provincia di Shandong, insoddisfatti del verdetto ufficiale del dipartimento di sicurezza che ha classificato come ‘suicidio’ la misteriosa morte di Xue Fushun, che sarebbe saltato dal quarto piano della Procura municipale di Qufu.

Nella foto: Wei Shuishan e Xue Mingkai (C, con una maglia bianca), due membri chiave del Partito Democratico Cinese, sono in visita a Zhaiqiao per intervistare la famiglia di Qian Yunhui, uno dei capi del villaggio morto in modo sospetto il 25 gennaio 2010. Il 29 gennaio 2013 anche il padre di Xue Mingkai è morto in circostanze misteriose, su cui gli attivisti vogliono fare luce.

Secondo la ricostruzione di Human Rights in China (Hric), Xue e sua moglie, Wang Shuqing, erano stati rinchiusi dalle autorità in una ‘prigione nera’ – un sito di detenzione informale, utilizzato in Cina per reprimere i manifestanti e i petizionisti senza ricorrere a procedure legali – per costringere il figlio, l’attivista democratico Xue Fushun, a tornare a casa. Il 29 gennaio la coppia è scappata di prigione e ha cercato protezione in Procura. La sicurezza però li ha raggiunti e separati; successivamente, in tarda notte, a Wang è stato riferito che suo marito si era suicidato.

RAID

Gli attivisti determinati a indagare su cosa accadde quella notte alloggiavano in un albergo nella città di Qufu quando hanno subito il blitz.
«Qualcuno ha bussato con forza alla porta della nostra stanza e c’era rumore di passi nel corridoio», ha dichiarato a Rfa, Jia Pin, che era ospite dell’albergo.

«Era la poilizia», ha continuato, spiegando che all’inizio pensava fosse un controllo d’identità.

Qian Jin, attivista della provincia di Anhui, stava viaggiando con un secondo gruppo quando hanno tentato di chiamare gli altri che erano già a Qufu. Ha detto a Rfa che hanno sentito i suoni come di una zuffa e parole come ‘non strapparmi il cellulare’, poi la comunicazione è caduta.

Tutti i 14 attivisti in albergo sono stati portati alla stazione di polizia, dove sono stati trattenuti per poco tempo e interrogati, prima di essere rispediti a casa.

Molti di questi attivisti fatti salire sui treni avevano intenzione di scendere appena fuori Qufu per ritornare in città.

«La prossima volta ci muoveremo separatamente», ha detto Wei Xiaobing, un altro attivista. Il secondo gruppo di attivisti che stavano viaggiando verso Qufu si sono divisi per evitare di essere scoperti dalla polizia.

«Oggi sembra che arriveranno circa 20 persone, a poco a poco», ha detto Jia Pin a Rfa. Xue Mingkai, attivista e membro del Partito Democratico Cinese, è rimasto in clandestinità a partire dalla sua scarcerazione nel settembre 2013, dopo aver scontato quattro anni per ‘sovversione del potere statale’ e ‘incitazione alla sovversione del potere statale’.

COME CHEN GUANGCHENG

Jiang Tianyong, un avvocato per la difesa dei diritti di Pechino, domenica ha incontrato Xue Mingkai in una località segreta e in una dichiarazione rilasciata martedì ha paragonato la sua situazione a quella dell’attivista Chen Guangcheng.

«È lo stesso modo di fare di quando hanno arrestato Chen Guangcheng, sua madre e sua moglie Yuan Weijing», ha detto Jiang a Rfa. Chen è stato tenuto agli arresti domiciliari con sua moglie e la sua giovane figlia per più di 18 mesi prima che scappasse nel maggio 2012.

«Non ha alcuna intenzione di tornare a Qufu per il momento – ha detto Jiang – Il fatto che abbiano scelto la linea dura arrestando sua madre mostra che non si può ragionare con loro.

«Se Xue Mingkai dovesse tornare indietro adesso, probabilmente scomparirebbe. Ora è salvo, o almeno lo era ieri», ha aggiunto.
Wang Shuqing, la madre di Xue, è tenuta sotto soft detention – una tipologia di arresti domiciliari usata dal Partito Comunista Cinese – dopo aver dichiarato in una lettera aperta sul sito Hrc che credeva che la morte di suo marito dovesse essere indagata a fondo, secondo quanto riportato da Hric.

«È un caso di morte non naturale. Molte persone sospettano che si tratti di assassinio premeditato», ha detto l’avvocato della famiglia, Tang Jitian, in un’intervista telefonica con Reuters.

Un terzo gruppo di attivisti che stavano cercando Wang Shuqing sabato scorso sono stati prelevati dalla polizia di Shandong e di Pechino e alcuni dei loro amici attivisti dicono di non sapere dove i membri di questo gruppo siano detenuti.

Fonte-Epoch Times, http://www.epochtimes.it/news/indagini-sul-possibile-assassinio-del-padre-di-un-attivista-cinese-sabotate-dalle-autorita—125391

English version, click here:
Investigation Into Possible Murder of Chinese Activist’s Father Thwarted by Authorities

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