Intervista a Reggie Littlejohn

La direttrice e fondatrice di Women’s Rights Without Frontiers ha risposto alle nostre domande sulla politica cinese del figlio unico.

Reggie Littlejohn è la presidentessa e fondatrice del movimento per la tutela dei diritti delle donne senza frontiere. Un’associazione che si oppone all’aborto forzato e alla tratta di esseri umani in Cina. E’ un’esperta della politica del figlio unico per la sede di Bruxellese della Women’s rights without frontiers e per la China Aid Association, con sede in Texas. Nel dicembre 2008, ha tenuto, davanti agli europarlamentari riuniti a Bruxelles, un discorso sulla politica del figlio unico. Come laureata della scuola di legge di Yale, ha rappresentanto e sostenuto molti profughi cinesi nel loro casi per la richiesta di asilo politico negli Stati Uniti.

Quando e perché è stata creata l’associazione Women’s Right Without Frontiers? Quando ha intrapreso la sua campagna per l’abolizione dell’aborto forzato e della schiavitù sessuale in Cina?
Sono un procuratore d’accusa e negli anni 90 rappresentavo una rifugiata Cinese che richiedeva l’asilo politico negli Stati Uniti. Rimasi scioccata nel sapere che era stata sterilizzata forzatamente. Prima di quest’esperienza, io sapevo che la Cina aveva emanato la legge per la Politica del Figlio Unico, ma non sapevo che fosse attualmente applicata attraverso l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata e l’infanticidio. Nel 2008 fui invitata a deporre al Parlamento Europeo e scoprii che nessuno si era mai dedicato a questo problema. Più ricerche facevo e più mi spaventavo. La Politica del Figlio Unico causa traumi alle donne e alle ragazze più di qualunque altra politica ufficiale sulla terra che sia mai esistita. Una donna su cinque deve sottostare ai divieti della Politica del Figlio Unico. È la guerra della Cina alle donne e alle ragazze. Quando ho visto che le persone mi riconoscevano come la portavoce di questo problema, ho deciso di fondare Women’s Rights Without Frontiers, una coalizione internazionale per combattere l’aborto forzato e la schiavitù sessuale in Cina. Io sono l’esperta di Politica del Figlio Unico per l’Aid China Association. Le persone inviano alla sede cinese della Aid informazioni su cosa realmente accade in Cina e l’Aid Cinese le passa a me, così io ho una fonte esclusiva di informazioni affidabili provenienti direttamente dalla Cina.

Perché è così difficile parlare della Cina e in particolare della Politica del figlio unico?
E’ molto difficile perché è un argomento complesso. Le donne sono forzatamente obbligate: devono abortire ed essere sterilizzate. Non è questione di essere o meno favorevoli all’aborto oppure no, sostenere l’aborto forzato è un crimine, non è una scelta. L’intero programma della Politica del Figlio Unico è solo una violazione dei diritti umani, uno dopo l’altro. Le violenze si estendono anche agli uomini che decidono di proteggere le loro madri, mogli, figlie.

Perché questo problema è quasi sconosciuto in Italia e in Europa?
E’ ignorato non solo in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo. L’ignoranza del problema è dovuta principalmente alla forza della macchina di propaganda del Partito Comunista Cinese. Il PCC vuole far credere al mondo che l’applicazione coercitiva della Politica del Figlio Unico appartenga al passato. Ma questa non è la verità. Tuttavia, quando i turisti si recano in Cina e chiedono se la Politica del Figlio Unico sia applicata attraverso l’aborto forzato, in genere, la guida turistica spiega che se una coppia vuole avere un secondo figlio, deve solo pagare una penale. Quello che non dicono ai turisti è che queste penali possono ammontare anche a dieci volte lo stipendio annuale di una persona! Per cui la gran parte dei cittadini cinesi non può permettersi di pagare queste multe.

Cosa resta a loro?
È per questo che Women’s Rights Without Frontiers è così necessaria. Noi siamo la principale voce che espone la verità sulla Politica del Figlio Unico in Cina. Per questo motivo, ho testimoniato due volte al Parlamento Europeo, e una volta al Parlamento Britannico, al Congresso degli Stati Uniti e alla Casa Bianca. Ho incontrato per ben due volte i funzionari del Vaticano e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Stiamo facendo tutto il possibile per svegliare il mondo e per dare l’allarme: è la principale violazione dei diritti delle donne.

Quante donne sono state costrette ad abortire finora?
Il PCC non mantiene traccia del numero di aborti indotti e non permettono che gli stranieri possano ricevere dei dati, delle informazioni. Infatti, il presidente cinese Hu Jintao ha negato che la Cina abbia ancora una politica di aborti forzati, quando a gennaio scorso visitò Washington DC. Il PCC ha affermato che ogni anno si effettuano, approssimativamente, 13 milioni di aborti, di cui 35,616 al giorno e 1,484 all’ora. È come se si ripetesse il massacro di Tiananmen ogni ora! Quanti di questi aborti sono forzati? Nessuno ha un numero preciso.

Quali tecniche sono utilizzate dalle autorità cinesi per indurre l’aborto forzato nelle donne?
I metodi dell’aborto forzato variano a seconda della lunghezza della gravidanza e della regione della Cina. Abbiamo precise conoscenze circa i metodi degli infanticidi. Esiste un documento che è riuscito a venire fuori dalla cortina di ferro della Cina prima della mia Audizione al Congresso, del 10 novembre 2009, Si intitola così: “Best Practices, Infanticide” (Il modo migliore per compiere un infanticidio). Si tratta di un’agghiacciante discussione online su come uccidere i bambini nati vivi in seguito all’aborto forzato. Il dottore deve iniettare dell’alcol nel loro cervello.

Quanti bambini sono stati uccisi finora?
Il Partito Comunista Cinese si vanta di aver “prevenuto” 400 milioni di nascite attraverso la Politica del Figlio Unico. Più dell’intera popolazione degli Stati Uniti. Durante l’incontro sul clima tenutosi a Copenhagen, il PCC ha persino suggerito di interpretarlo come il loro contributo alla lotta contro il riscaldamento globale. Ted Turner della CNN ha più volte suggerito che tutto il mondo dovrebbe adottare la Politica del Figlio Unico. Women’s Rights Without Frontiers si è impegnata a fermare la diffusione della pianificazione familiare forzata.

Lei sa se qualche donna ha mai provato a portare a termine la gravidanza contro le autorità Cinesi?
Il miglior esempio di cosa può accadere ad una donna che fugge e cerca di nascondersi dalla politica di pianificazione familiare è la testimonianza di Wujian. Lei provò a nascondersi ma la polizia per la pianificazione familiare picchiò duramente suo padre per cercare di convincerla a cedere all’aborto forzato. In fine, è stata scoperta, catturata e costretta ad abortire al sesto o settimo mese di gravidanza.

La politica del Figlio Unico genera altre conseguenze?
Le bambine vengono selezionate per l’aborto, commettendo un genericidio. Proprio per questo, attualmente si stima che in Cina vivano 37 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Questo squilibrio di genere conduce al traffico di esseri umani e alla schiavitù sessuale, non solo in Cina, ma anche nei paesi circostanti. Intanto, la Cina registra il più alto tasso di suicidi al mondo. Secondo la World Healt Organization, 500 donne al giorno mettono fine alla loro vita. Potrebbe questo spaventoso tasso di suicidi essere collegato all’aborto forzato e alla sterilizzazione forzata?

Come si potrebbe risolvere il problema?
Questo è un problema cinese e io credo che i cinesi potrebbero trovare una soluzione realizzabile solo con la libertà di parola, per discutere apertamente del problema. I cittadini cinesi non possono pronunciarsi liberamente contro la Politica del Figlio Unico. Prendete il caso di Chen Guangcheng, ad esempio. Attivista cieco Chen rivelò il sistematico uso dell’aborto forzato per l’attuazione della Politica del Figlio Unico. Il suo lavoro non è passato inosservato nel mondo. Il Time Magazine nel 2006 lo ha inserito nella lista delle 100 persone più influenti al mondo, nella categoria degli “Eroi e Pionieri”. Nel 2007 gli fu assegnato il premio Magsaysay, conosciuto come il Premio Nobel dell’Asia. Il PCC, tuttavia, ha una visione diversa. Per battersi per i diritti delle donne cinesi, Chen fu arrestato e torturato per quattro anni e tre mesi, e gli furono negate le cure mediche, adesso è agli arresti domiciliari. Proprio perché io ho libertà di parola e posso parlare, sento il dovere morale di farlo.

Ha avuto un aiuto concreto da altre Nazioni finora?
Il maggior aiuto l’ho avuto quando sono stata invitata a parlare prima ai davanti governi, poi nelle televisioni e nelle radio. Questi inviti sono di grande aiuto per diffondere il nostro messaggio e smascherare la politica dell’aborto forzato in Cina.

Ha trovato molti ostacoli durante la sua campagna informativa?
Il maggiore ostacolo è che il PCC fa tutto quello che può per convincere le persone che la pianificazione familiare forzata appartiene al passato. Il PCC inoltre cerca di impedire che la verità possa uscire dalla Cina e cadere nelle mani degli occidentali, perché questo potrebbe fargli “perdere la faccia” nei confronti della comunità mondiale. È una battaglia in salita per Women’s Rights Without Frontiers combattere tutta la falsa propaganda pompata dal PCC. È veramente la situazione di Davide e Golia, ma io credo che la verità prevarrà. Io sinceramente ammiro le mie colleghe in Cina che sono disposte a rischiare la propria sicurezza e persino la propria vita pur di darmi informazioni. Sono delle vere eroine. Io ho la responsabilità, una volta che l’informazione è nelle mie mani, di assicurarmi che il mondo sappia.

Qual è la situazione attuale in Cina?
La situazione non è cambiata. La politica di pianificazione familiare forzata continua.

Cosa pensa della presenza dell’UNFPA in Cina?
Penso che stiamo aiutando finanziariamente le infrastrutture dedicate alla pianificazione familiare forzata in Cina. Con i fondi della comunità internazionale UNFPA (United Nations Family Planning Fund), così come quelli dell’IPPF (International Planned Parenthood Federation), e del Marie Stopes International. Queste organizzazioni sono operative in Cina come “fornitori di aborti”. Nel 2001 gli Stati Uniti tagliarono i fondi all’UNFPA perché un’ indagine, diretta dal Segretario di Stato Colin Powell, scoprì che l’UNFPA era complice nell’attuazione forzata della Politica del Figlio Unico. Nel 2008, il Dipartimento degli Stati Uniti ha confermato questa determinazione, eppure nel 2009 abbiamo ripristinato i finanziamenti. UNFPA è finanziata anche da molte altre nazioni. Inoltre, l’IPPF e Marie Stopes lavorano mano nella mano con la macchina comunista cinese nel controllo della popolazione. Famoso per i suoi eccessi l’IPPF ha apertamente dichiarato sul sito internet: “ l’Associazione per la pianificazione familiare in Cina svolge un ruolo molto importante per il programma di pianificazione familiare. Esso appoggia l’attuale politica di pianificazione familiare del governo…” Intanto il sito di Marie Stopes International figura come il “partner principale” delle Commissioni di pianificazione familiare in diverse province della Cina. Proprio due settimane fa i cittadini americani hanno votato per tagliare i fondi UNFPA. Le altre nazioni che finanziano UNFPA, IPPF e Marie Stopes International dovrebbero tenere in considerazione un programma simile.

Ilaria Biancacci

Fonte: Uno sguardo al femminile, 10 giugno 2011

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