L’avorio come i diamanti strage di elefanti in Africa

Come i diamanti di sangue in Sierra Leone e i minerali del Congo. L’avorio sta diventando merce rara e preziosa, contrabbandata e usata per finanziare guerre sanguinarie, traffico d’armi e terrorismo. A farne le spese sono gli elefanti africani, sull’orlo dell’estinzione, secondo gli esperti, dopo un anno, il 2011, che ha visto il massacro di decine di migliaia di esemplari. Ad amplificare l’allarme è il New York Times, che ieri ha dedicato un lungo reportage alla loro decimazione per mano di estremisti, milizie più o meno regolari, ma anche contadini alla disperata ricerca di una fonte di sostentamento. Il prezzo dell’oro bianco, come viene chiamato, è schizzato alle stelle. Una sola zanna equivale a dieci volte il salario medio annuo nei Paesi africani più poveri. Nel 2011 sono state sequestrate nel mondo quasi 40 tonnellate di avorio, che corrispondono a 4.000 elefanti trucidati. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il commercio sommerso è infinitamente più grande. E non è opera di sprovveduti. È il crimine organizzato a gestire il contrabbando. Solo una macchina ben oliata, con l’aiuto di funzionari corrotti, può spostare centinaia di chili di zanne da un Paese all’altro, spesso usando navi container fatte apposta, con speciali scomparti nascosti. «I contrabbandieri hanno base in Africa e spesso gestiscono affari sporchi in Asia», ha spiegato al New York Times Tom Milliken, direttore dell’Elephant trade information system, un progetto che monitora l’avorio in tutto il mondo. «Cambiano costantemente le rotte e il modo in cui muovono la merce per beffare la legge». Al prezzo di 2.000 dollari al chilo i bracconieri sono seduti su una miniera d’oro. Le loro tracce portano fino al Lord’s Resistance Army del famigerato Joseph Kony, che si nasconde nella Repubblica Centrafricana, al gruppo islamico al Shabab della Somalia, che si ispira ad al Qaeda, e alle milizie arabe Janjaweed, responsabili degli episodi più cruenti nella regione occidentale sudanese del Darfur. Ma anche le milizie regolari hanno le mani insanguinate. I militari ugandesi, congolesi e del neonato Sud Sudan danno la caccia agli elefanti per tornaconto personale. In Tanzania i contadini usano le zucche avvelenate per attirarli e ucciderli. E in Gabon i cacciatori vengono assoldati per abbatterli e spesso pagati solo con un sacco di sale. Quella a cui si sta assistendo è un’ecatombe, dicono gli esperti, di proporzioni anche maggiori delle stragi degli anni Ottanta, quando migliaia di elefanti sono stati massacrati prima del bando internazionale del commercio di avorio. Il 70% delle zanne trafugate finisce in Cina, dove il boom economico ne ha favorito il commercio. Con l’oro bianco si fa di tutto, dalle bacchette agli anelli, dalle tazze ai pettini. Lo scorso anno 150 cinesi sono stati arrestati in vari Paesi africani con l’accusa di contrabbando. Alcuni siti in cantonese danno persino consigli su come fare a nascondere il prezioso materiale ai raggi X dell’aeroporto. Basta fasciarlo in un foglio di alluminio, sostengono.

Deborah Ameri

Fonte: Il Messaggero, 5 settembre 2012

Condividi:

Stampa questo articolo Stampa questo articolo
Condizioni di utilizzo - Terms of use
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte.
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale.