L’ipocrisia di Pechino: Singapore rispetti i diritti dei lavoratori

Il governo di Singapore si prepara a rimpatriare 29 cinesi, autisti di autobus, che hanno preso parte al primo sciopero avvenuto nella città-Stato dagli anni ’80 del secolo scorso. Inoltre ha annunciato di aver aperto un’inchiesta contro altri 5 cittadini cinesi che, con un gruppo di 171 autisti, hanno chiesto paghe maggiori e migliori condizioni di vita. Pechino, che non permette una vera attività sindacale sul proprio territorio, ha protestato contro la decisione e ha chiesto di “rispettare i diritti dei lavoratori”. Lo scorso 26 novembre i 171 autisti hanno incrociato le braccia e si sono rifiutati di rilasciare i dormitori assegnati loro dall’azienda. Il secondo giorno il numero è calato a 88. Le rivendicazioni principali dei cinesi riguardano la differenza di paga rispetto ai colleghi malaysiani e le condizioni di vita imposte dall’azienda dei trasporti. La SMRT, la società che li ha assunti, si è rivolta all’estero per la mancanza di manodopera interna. Secondo un portavoce dell’azienda, il 22 % dei 2.030 autisti è di nazionalità cinese; un altro 22 % viene dalla Malaysia, mentre il resto è di Singapore. Nella città-Stato gli scioperi dei “servizi essenziali” sono illegali, a meno che non vengano proclamati con 14 giorni di anticipo e rispettino un’altra serie di regole molto stringenti. L’ultima protesta dei lavoratori risale al 1986: da allora, le leggi ferree in vigore sono state rafforzate con l’uso della forza pubblica. Pechino ha protestato contro la decisione. Anche se in Cina esistono soltanto sindacati nazionali - governati dal Partito comunista - e le proteste dei lavoratori vengono schiacciate in maniera sistematica con ogni mezzo a disposizione, il regime cinese ha chiesto a Singapore di “rivedere le proprie decisioni e garantire i diritti dei lavoratori”. Il ministro del Lavoro di Singapore, Tan Chuanjin, ha risposto: “Gli stranieri che lavorano qui devono rispettare le nostre regole, così come i nostri concittadini all’estero devono rispettare le regole dei Paesi che li ospitano”. La situazione peggiore è quella dei 5 autisti che andranno a processo. Sono stati accusati per “istigazione allo sciopero” e, se verranno giudicati colpevoli, rischiano fino a un anno di galera e al pagamento di due mesi di stipendio come multa. L’ambasciata cinese a Singapore è “molto preoccupata” e si sta occupando degli aspetti legali.

Fonte: Asia News, 3 dicembre 2012

Condividi:

Stampa questo articolo Stampa questo articolo
Condizioni di utilizzo - Terms of use
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte.
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale.