La Cina inventa la città più grande del mondo
A sentir loro, gli urbanisti cinesi, attraverso un progetto dalle ambizioni indubbie, hanno trovato un sistema per semplificare ogni genere di servizi, ridurne i costi, e soprattutto «migliorare la qualità della vita» dei cittadini. E’ un’idea semplice da pensare un po’ più complessa da realizzare: si prendono nove città sparse su un territorio di oltre quarantamila chilometri quadrati, la più piccina con un milione e mezzo di abitanti, la più grandicella quasi dodici, le si unisce con una ragnatela di seimila chilometri di ferrovia e si ottiene un’unica bella metropoli grande quasi due volte il Piemonte e con 42 milioni di persone che ci vivono, destinate ovviamente ad aumentare. La megalopoli, secondo quanto scrive il «Telegraph», sorgerà nel bacino meridionale del Fiume delle Perle, dove sorgono, a nord, la colossale Guangzhou (11 milioni e settecentomila residenti), le medie Foshan e Dongguan. A ovest Zhaoquing, a est Huizhou, a sud Jlangmen, Zhongshan, Shenzen e la derelitta Zhuhai (un milione e mezzo di cittadini). Diventeranno isole di terraferma d’un unico arcipelago, ciascuna con la prospettiva di estendersi a «avvicinarsi alle altre». Lo scherzetto dovrebbe costare tra infrastrutture, progetti correlati, revisioni di trasporti e servizi l’equivalente di circa 250 miliardi di euro. Nel giro sei anni dovrebbero andare a compimento lavori legati ai trasporti, all’energia elettrica, alla distribuzione dell’acqua, alle telecomunicazioni. Una megalopoli direttamente collegata, via treno, al centro di Hong Kong. «Libertà» è la parola chiave di Ma Xiangming, progettista capo al Rural Guangdong e Urban Planning Institute: «L’integrazione fra i centri, fino a divenire una sola grande area urbana, porterà a un costante e progressivo accrescersi della libertà negli spostamenti, la libertà di tutti nell’utilizzare i vari servizi, in primo luogo quelli sanitari». Xiamgming non ha ancora pensato un nome per la sua creatura: «Non è una situazione come Londra o Tokyo, qui non c’è una città cuore della megalopoli e quindi non possiamo utilizzare il nome di una di quelle già esistenti». Ma questo è un dettaglio da vedersi poi. Chiave del successo sarà secondo lui «la diffusione dell’industria e dell’occupazione in modo più uniforme in tutta la regione, l’equità con cui saranno distribuiti i servizi pubblici». Si prevedono ventinove linee ferroviarie per seimila chilometri, ad alta velocità così da «spostarsi da un centro all’altro in un’ora». E non solo: prezzi del carburante unificati, scelta via Internet dei servizi, per esempio in quale ospedale della nuova città farsi ricoverare. Una città-primato, giacché oggi la megalopoli più grande è Tokyo con 34 milioni di abitanti, seguita da Seul e Delhi. Da affrontare restano problemi come l’inquinamento, soprattutto in un’area dalla crescente industrializzazione come è questa. Ma sull’altro piatto della bilancia già si è posata la prospettiva di un continuo «aumento di competitività nella produzione. Lo stesso che si perseguirà con altri progetti di ingigantimento totale delle metropoli già immense accanto a «piccoli grappoli urbani» con appena una decina o una ventina di milioni di cittadini.
Marco Neirotti
Fonte: La Stampa, 1 febbraio 2011
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