La Cina negli occhi di chi la guarda
Minxin Pei, professore di scienze del governo presso il Claremont McKenna College e non-resident senior fellow presso il German Marshall Fund degli Stati Uniti, ha pubblicato sul Il Sole 24 ore.com un articolo molto interessante sulla falsa percezione che hanno gli occidentali della nomenklatura di Pechino.
Una delle stranezze più evidenti, e tuttavia inosservate, della Cina di oggi, è la diversità di percezione dei leader cinesi a seconda dell’osservatore. Agli occhi dell’opinione pubblica cinese i funzionari del governo sono venali incompetenti e solo interessati ad ottenere incarichi rimunerativi. Per contro, gli esecutivi dei governi occidentali descrivono puntualmente i funzionari cinesi come intelligenti, risoluti, esperti e lungimiranti; gli stessi aggettivi con cui erano soliti descrivere Bo Xilai, ex dirigente comunista di Chongqing, prima che venisse sospeso.
E’ impossibile conciliare queste due visioni. O il pubblico cinese è impossibile da soddisfare, oppure gli esecutivi occidentali sbagliano del tutto. Ma visto che l’esperienza quotidiana pone i cittadini cinesi in una posizione decisamente migliore degli esecutivi occidentali per valutare i funzionari cinesi e la loro condotta, non si può che concludere che sono loro ad aver ragione. Il che significa che gli occidentali che hanno trascorso del tempo in Cina e pensano di essere diventati esperti del paese si devono chiedere il perchè di una valutazione tanto sbagliata.
Una spiegazione piuttosto ovvia è che i funzionari cinesi sono molto bravi a sedurre gli imprenditori occidentali con gesti amichevoli e promesse generose. Gli stessi funzionari che tiranneggiano i cittadini cinesi esercitano infatti un fascino irresistibile sugli imprenditori occidentali.
Un’altra argomentazione che può spiegare la posizione degli esecutivi occidentali è che molti funzionari cinesi hanno un background di ingegneria al contrario delle loro controparti occidentali, molti dei quali sono invece avvocati. Per gli imprenditori, gli ingegneri sono risolutori di problemi pratici, mentre gli avvocati sono ossessionati dalle complessità delle procedure e determinati a sfruttare qualsiasi appiglio di tipo contrattuale. Inoltre, gran parte dei funzionari cinesi ha imparato il gergo del business occidentale ed è in grado di discutere in modo arguto dei problemi che le aziende devono risolvere.
Un’altra ragione più sottile che spiega la percezione degli esecutivi occidentali è la struttura inconscia di riferimento che usano nel valutare i funzionari cinesi- Gli esecutivi senior delle multinazionali tendono a considerare la Cina come un paese in via di sviluppo, paragonando i funzionari cinesi a quelli di altri paesi in via di sviluppo.
Questo paragone involontario di solito finisce per essere a favore dei funzionari cinesi che sono più istruiti, cosmopoliti e più focalizzati sul business (il partito comunista al governo usa infatti la crescita economica e gli investimenti stranieri come criterio per promuovere i funzionari). Inoltre, in qualità di organizzazione, lo stato cinese è molto più forte e risoluto rispetto agli stati tipicamente in via di sviluppo.
Ma, se da un lato può essere normale per gli imprenditori occidentali paragonare la Cina ad altri paesi in via di sviluppo, dall’altro i cittadini cinesi usano standard molto più elevati di riferimento dato che non si considerano un paese in via di sviluppo. Vedono infatti la Cina come una grande potenza emergente destinata ad entrare nella classifica dei paesi più avanzati del mondo, mentre le pratiche di governance che i giornali cinesi citano come modello sono senza dubbio quelli delle società ricche e non dei paesi in via di sviluppo. Infatti, un modo sicuro per offendere i cinesi è dir loro che devono considerarsi fortunati di avere un governo migliore rispetto a quello degli indiani o dei brasiliani.
Una terza ragione per cui gli imprenditori occidentali hanno una percezione sbagliata della Cina è che la loro ammirazione per il governo cinese rispecchia in realtà le frustrazioni nei confronti dei loro governi. Sono infatti sempre meno pazienti rispetto ai disordini del processo democratico, alle regole opprimenti, alle tasse elevate e al continuo scrutinio dei media. Per contro, nello stato monopartitico cinese, hanno più facilità di fare business con i funzionari cinesi che possono prendere decisioni rapide e implementarle quasi all’istante.
Ovviamente, in alcuni casi anche gli esecutivi occidentali si trovano a sentire la mancanza dello stato di diritto prevalente nell’Occidente. Ma rispetto agli imprenditori privati cinesi, i rappresentanti delle grandi aziende occidentali sono un gruppo privilegiato e non sono così spesso vittime della corruzione a livello governativo. Di conseguenza, hanno poca esperienza diretta con l’aspetto peggiore del governo monopartitico: un’élite avida senza limiti legali.
L’aspetto più deplorevole del pregiudizio degli esecutivi occidentali rispetto al governo cinese è che continuerà, per lo meno sicuramente da parte di coloro che non hanno mai avuto esperienza diretta con la parte oscura del governo cinese. I funzionari cinesi hanno successo, sono intelligenti ed hanno un alto grado di fiducia nel loro giudizio politico. Inoltre, dato che le corporazioni occidentali sono gerarchiche e autocratiche, e quindi molto simili al governo monopartitico cinese, gli errori di giudizio degli esecutivi senior non vengono quasi mai messi in discussione dai loro sottoposti.
E’ un vero peccato. Pochi esecutivi occidentali comprendono realmente le conseguenze politiche delle loro percezioni sbagliate. Infatti, l’elogio da parte degli occidentali della qualità e dell’efficienza dei funzionari cinesi è spesso visto dal partito comunista come un’approvazione a livello internazionale delle sue politiche e della loro legittimità, anche se i cittadini cinesi conoscono una realtà ben diversa.
Traduzione di Marzia Pecorari
Copyright: Project Syndicate, 2012.
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