La Cina teme lo Zecchino d’Oro, censurate le canzoncine italiane

Le canzoncine del Piccolo Coro dell’Antoniano sono finite nella rete della censura in Cina. Le piattaforme audio e video sul web hanno ricevuto una nota governativa con l’ordine di cancellare i contenuti a tema religioso e così sono sparite «La preghiera» (che comincia con la strofa «O Dio che tutto sai, ricordati di noi») e «Alleluia lodate il Signore».

La notizia è pubblicata dal Global Times , giornale comunista, informato da alcuni utenti di Youku Tudou, piattaforma di video online simile a YouTube. Informazione confermata da un portavoce di Youku Tudou secondo il quale, siccome gli utenti hanno differenti convincimenti in fatto di fede, «abbiamo suggerito di astenersi dallo scaricare sul sito video con contenuti religiosi».

Il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, famoso nel mondo per lo «Zecchino d’Oro», è molto popolare in Cina: si è esibito in una serie di concerti tra Pechino e Shanghai e le sue melodie piacciono ai bambini di qui, anche se non ne capiscono le parole in italiano. Le canzoni sono un tale successo che per la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il mese scorso, la Scuola elementare del Popolo di Chongqing, che tiene corsi di italiano, aveva cantato «Forza Gesù», che comincia con «Ogni sera quando prego nel lettino penso a quello che si vede da lassù». Nessuno eccepì. Secondo il giornale stanno scomparendo dal web anche le esibizioni del Piccolo Coro Melograno di Firenze.

Nessuna legge in Cina vieta di mettere online video religiosi, spiega Wang Sixin, docente universitario di diritto all’Università della Comunicazione: «Ma siccome i gestori delle piattaforme online sono troppo pigri per controllare se includano anche contenuti negativi» l’Amministrazione della Stampa, Radio e Tv ha deciso «probabilmente di imporre uniformità». Con la censura

E la censura, che esegue con zelo ottuso le direttive, ce l’ha anche con Peppa Pig. I libretti con le storie della famiglia di porcellini sono stati contingentati per «arginare l’influsso di valori stranieri», ha detto una fonte al South China Morning Post .

Fuoco anche su Zootropolis, il cartone Disney che racconta di una coniglietta poliziotta aiutata da una volpe in un’indagine: i due sventeranno una trama orchestrata da una pecorella per far tornare feroci con una droga gli animali predatori della città, diventati miracolosamente civili. Su Zootropolis, che pure in Cina ha incassato l’anno scorso 230 milioni di dollari, spara il Quotidiano dell’Esercito perché contiene teorie occidentali insidiose. «Propaganda americana immorale», ha commentato l’organo dei generali cinesi: Zootropolis rovescia la natura, non si sono mai viste una volpe buona e una pecora cattiva, la volpe mangia le pecore. Il messaggio del film sarebbe sovversivo e sottile, «propaganda invisibile», un trucco di Hollywood per «erodere il terreno culturale cinese».

Corriere.it,10 marzo 2017

English article,Global Times:

Condividi:

Stampa questo articolo Stampa questo articolo
Condizioni di utilizzo - Terms of use
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte.
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale.