La Cina vieta agli Usa di interferire sullo yuan

Una “blanda” guerra commerciale tra Washington e Pechino va ormai avanti da anni, visto che i due paesi continuano a imporsi a vicenda dazi sulle esportazioni che vengono regolarmente denunciati dalla parte lesa presso l’Organizzazione mondiale del commercio. L’ultimo reclamo è stato presentato dagli Stati Uniti, che hanno accusato la Repubblica popolare di aver violato le leggi internazionali quando ha introdotto una tassa sulle importazioni di pollame a stelle e strisce, facendone aumentare i prezzi così tanto da metterle fuori mercato. Oggi, invece, è Pechino ad essere preoccupata dal fatto che il Senato americano abbia deciso di iniziare un dibattito su un disegno di legge sulla riforma dei tassi di cambio che possa penalizzare, anche con dazi e sanzioni, quei paesi che sostengono le esportazioni svalutando la moneta nazionale. In primis la Cina, accusata da tempo di manipolare il valore della propria valuta per “sostenere le esportazioni a scapito di un’industria americana duramente colpita dalla recessione“. 79 senatori hanno votato per l’apertura del dibattito, e il disegno di legge potrebbe essere approvato in tempi record, per molti addirittura entro la fine della settimana. Secondo Chuck Schumer, un senatore democratico favorevole all’iniziativa, la nuova legge “rappresenta un’opportunità per gli americani per riguadagnare il loro posto di lavoro e per il governo per ridurre un deficit commerciale annuo di circa 250 miliardi di dollari”. Come se tutti i problemi dell’economia statunitense fossero stati causati dal Regno di Mezzo. Pechino, naturalmente, non è d’accordo e accusa Washington di voler politicizzare un problema esclusivamente monetario e di volersi rendere responsabile dello scoppio di una guerra commerciale tra le due potenze. Anche perché, ha ribadito il portavoce del ministro degli Esteri Ma Zhaoxu, “la Cina non si è mai opposta all’idea di rivedere gradualmente la propria politica monetaria prendendo in considerazione l’ipotesi di rendere flessibile il tasso di cambio dello yuan”. Ma se questo cambiamento verrà imposto con la forza, Pechino saprà come rispondere. Il portavoce del ministro del Commercio Shen Danyang, invece, ha ricordato a Washington che “solo cooperando con la Cina gli Stati Uniti possono sperare di uscire dalla crisi. Se isoleranno la loro economia, nel medio periodo non potranno che peggiorare la situazione”. Nel caso in cui la nuova legge ottenga l’approvazione delle due Camere, spetterà a Barack Obama l’arduo compito di decidere se firmarla, rischiando di compromettere i rapporti con la la Cina ma, allo stesso tempo, recuperando parecchi consensi in patria, o ripartire lungo la strada del dialogo diplomatico con Pechino.

Fonte: Panorama.it, 4 ottobre 2011

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