La Giusta Lotta del Popolo Tibetano - Costruire un Fronte Unito di tutta l’opposizione politica e sociale

In questi tragici mesi abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere per fare in modo che la gente sapesse cosa stava accadendo in Tibet,per sollecitare Governi ed Istituzioni Internazionali ad agire, per sostenere fattivamente le iniziative organizzate dagli esuli in molti paesi. Abbiamo organizzato decine di manifestazioni che hanno coinvolto migliaia di lavoratori e non solo in Italia. Ma nonostante i nostri sforzi nessun governo europeo ha fatto nulla per fermare la repressione e facilitare una soluzione negoziale della questione tibetana.
Oggi siamo quindi convinti che nonostante le atrocità commesse dal Partito Comunista Cinese in Tibet la Comunità Internazionale non intende fare nulla di concreto per sostenere la vostra lotta.

L’Europa non vuole sostenere il diritto all’autodeterminazione del popolo tibetano e si limita a lanciare qualche appello al ”buon cuore” dei comunisti cinesi. E lo fa soltanto per dare una risposta,parziale e limitata,alle sollecitazioni dell’opinione pubblica europea che chiede a gran voce un intervento autorevole che possa almeno fermare la repressione.

Gli Stati Uniti dal canto loro non vanno oltre la generica condanna degli “abusi”commessi dal regime e non intendono fare nulla di concreto.

Mentre l’ONU e il suo Consiglio di Sicurezza sono ostaggio della Cina e , anche volendo, non possono fare assolutamente nulla.

Quindi riteniamo che ,anche sulla base di quanto accaduto nei mesi scorsi, i tibetani debbano fare affidamento solo sulle loro forze. Sapendo comunque di poter contare sulla solidarietà di quanti ,come noi, sono disposti a sostenere una giusta lotta per la libertà e la giustizia sociale.

Organizzare la Resistenza

In Tibet nessuno più si illude che i teorici del “centralismo democratico”possano concedere anche solo un simulacro di autonomia amministrativa. Dopo i tragici fatti della scorsa primavera molti hanno finalmente compreso che la lotta di liberazione sarà una lotta di lunga durata in quanto gli autocrati di Pechino hanno appreso la lezione impartita dal crollo dell’U.R.S.S. e non intendono ripetere gli stessi errori del PCUS.

Occorre quindi andare oltre la pur eroica spontaneità che ha improntato la recente rivolta ed organizzare la resistenza.

L’esperienza polacca ci ha insegnato che occorre costruire una rete capillare che sia in grado di organizzare prime forme di disobbedienza civile,scioperi e dimostrazioni ; azioni risolute ma che ,nel limite del possibile,non espongano la gente del Tibet alla rappresaglia dei comunisti cinesi.
Ma se i tibetani non sapranno costruire alleanze i pur coraggiosi patrioti avranno scarse possibilità di rovesciare il regime.

Ci sono altri popoli,altre nazioni, colonizzate dalla Repubblica Popolare Cinese.Uomini e donne che sentono come i tibetani inaccettabile l’oppressione di un regime sanguinario.
Occorre quindi costruire un Fronte Unico di tutta l’opposizione , politica e sociale, dal Turkestan Orientale al Tibet,dalla Mongolia del Sud alla Manciuria.

Unire le forze e definire una strategia condivisa che possa finalmente abbattere la dittatura del Partito Comunista Cinese.

Inoltre bisogna ,da subito,stabilire relazioni amichevoli con i democratici cinesi che domani saranno chiamati a gestire la transizione e creare nell’immediato le condizioni per un franco dibattito circa il futuro delle Nazioni e dei Popoli oggi colonizzati da Pechino.

Noi riteniamo che debba essere il Popolo Tibetano a decidere liberamente del proprio futuro.
A questo fine le Nazioni Unite avranno il dovere di organizzare in tutti i territori occupati un referendum per certificare la volontà dei tibetani di riappropriarsi del loro Paese e della loro Libertà.
Esercitando così il loro inalienabile diritto all’autodeterminazione.

Viva la Giusta Lotta del Popolo Tibetano !

Claudio Tecchio

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