Dopo l’ondata di critiche che lo ha travolto per aver dichiarato pubblicamente di comprendere senza riserve la politica del figlio unico in Cina, Il vice presidente Biden ha in qualche modo ritrattato definendola “ripugnante”. Ma la Littlejohn gli obietta che gli USA (e l’UE) finanziano profumatamente tale “ripugnante” politica.
Il portavoce di Biden ha insistito sulla ritrattazione affermando che “l’intera amministrazione Obama si oppone decisamente a tutti gli aspetti coercitivi - come le sterilizzazioni e gli aborti forzati - della politica di controllo delle nascite cinese”.
Reggie Littlejohn non si accontenta, e ha pubblicato sulla rivista
National Review una dura critica all’Amministrazione americana.
Come prima cosa, Reggie nota, le cose dette in un contesto ufficiale e con risonanza mondiale non possono essere cancellate: ormai sono state dette. Ad ogni modo si può prendere atto che l’ amministrazione Obama pubblicamente ammette di conoscere le atrocità connesse alla politica del figlio unico cinese. E dice che non l’approva.
Allora perché ha ripristinato il contributo finanziario degli USA all’UNFPA (Fondo per la Pianificazione Familiare delle Nazioni Unite)?
E’ stato infatti dimostrato da un indagine condotta ai tempi del Segretario di Stato Colin Powell che l’UNFPA è il provider operativo degli aborti in Cina.
Per questo nel 2001 i fondi in questione erano stati tagliati. E nel 2008 la cosa era stata ribadita.
Invece nel 2009 i finanziamenti sono stati di nuovo concessi e nel budget del 2012 il Presidente ha stanziato altri 47 milioni di dollari per l’UNFPA.
Un altro ente regolarmente sovvenzionato dall’amministrazione Obama è l’IPPF (Federazione Internazionale per la Paternità Pianificata), sul cui sito è pubblicato a chiare lettere l’ elogio della politica cinese e la collaborazione con la Commissione per il Controllo delle Nascite di Pechino.
Perciò - conclude la Littlejohn - sovvenzionare l’UNFPA e l’IPPF non è “forte opposizione” alla pianificazione familiare coercitiva attuata in Cina. E’, al contrario, supporto, appoggio.
Dichiararsi “pro choice” nel mondo anglofono vuol dire essere “per la scelta”, cioè per l’aborto libero (in opposizione ai “pro life”, per la vita). Alla fondatrice di WRWF (Women Rights Without Frontiers) pare che dietro la posizione dei “pro choice” ci sia l’intento del controllo malthusiano della popolazione, anche con la forza, se necessario.
Se Obama sinceramente si oppone alla sterilizzazione e all’aborto coatti deve insistere affinché l’UNFPA e l’IPPF cessino di operare in Cina, o altrimenti deve tagliar loro i fondi.
FRP