La tirannia del Partito comunista cinese

The Epoch Times: Repressione violenta delle religioni e dei gruppi popolari

Un’altra atrocità commessa dal PCC è stata la brutale repressione delle religioni e la completa messa al bando di tutti i gruppi non governativi dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

Nel 1950 il PCC diede istruzioni ai governi locali di mettere al bando tutte le fedi religiose non ufficiali e le società segrete. Il PCC affermò che quei gruppi sotterranei “feudalistici” erano dei meri strumenti nelle mani dei proprietari terrieri, dei contadini ricchi, dei reazionari e degli agenti speciali del KMT, rendendoli così dei nemici del PCC. In una brutale repressione su scala nazionale il governo mobilitò le classi fidate per identificare e perseguitare gli appartenenti a gruppi religiosi.

I governi a vari livelli furono direttamente coinvolti per smantellare questi “gruppi superstiziosi” come le Comunità Cristiane, Cattoliche, Taoiste e Buddiste. Ordinarono a tutti i membri di queste chiese, templi e gruppi religiosi di registrarsi presso le agenzie governative e di pentirsi per le loro attività non autorizzate. In mancanza di ciò, sarebbero seguite delle severe punizioni.

Nel 1951 il governo promulgò formalmente dei regolamenti, minacciando che coloro che continuavano le loro attività in gruppi non autorizzati rischiavano la prigione a vita o la pena di morte.

Questo movimento perseguitò un vasto numero di credenti gentili e rispettosi della legge. Delle statistiche incomplete indicano che il PCC, negli anni 50, perseguitò, pena di morte inclusa, almeno 3 milioni di credenti e membri di gruppi clandestini. Il PCC frugò praticamente in ogni casa in tutto il paese, interrogando tutti i membri delle famiglie, fracassando addirittura le statuette nelle cucine che tradizionalmente si veneravano nelle case dei contadini.

Le esecuzioni capitali rinforzarono il messaggio che l’ideologia del PCC era l’unica legittima ed era l’unica fede legittima. Presto nacque il concetto di credente “patriottico”. La costituzione del paese proteggeva solo i credenti “patriottici”.

La realtà era che qualunque fosse la religione in cui uno credeva, esisteva solo un unico criterio: dovevi seguire le direttive del PCC e dovevi riconoscere che il PCC stava al di sopra di tutte le religioni. Se tu eri Cristiano il PCC era il Dio dei Cristiani. Se eri Buddista il PCC era il Budda maestro del Maestro Budda. Per i Musulmani il PCC era l’Allah d’Allah. Quando poi si trattò del caso del Budda Vivente dei Buddisti Tibetani, il PCC intervenne e scelse lui stesso chi avrebbe dovuto essere il Budda Vivente.

Tutto ciò sottintende una cosa sola: il PCC non ti lasciava nessuna scelta se non dire e fare ciò che il PCC stesso ti chiedeva di dire e fare. Tutti i credenti furono obbligati a portare avanti gli obbiettivi del PCC, mentre apparentemente sostenevano le loro fedi, ma solo nominalmente. Non agendo in questo modo saresti diventato l’obbiettivo della repressione violenta e della dittatura del PCC.

20 mila Cristiani condussero un’inchiesta fra i 560 mila Cristiani nelle loro chiese in 207 città di 22 province. L’inchiesta rivelò che fra chi frequentava le chiese, 130 mila erano sotto sorveglianza governativa. Giunti al 1957 il PCC aveva ucciso più di 11 mila aderenti a religioni e aveva arrestato arbitrariamente ed estorto denaro a molti di più. Eliminando la classe dei proprietari terrieri e dei capitalisti e perseguitando un vasto numero di credenti e di gente rispettosa della legge il PCC spazzò la strada perché il Comunismo diventasse la religione omni-comprensiva della Cina.

Fonte, The Epoch Times, La tirannia del Partito comunista cinese

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