La Uyghur American Association commemora il 14° Anniversario dell’attacco terroristico del 11 settembre 2011
Sono trascorsi quattordici anni dall’attentato terroristico che ha cambiato per sempre le sorti della storia, ma per alcuni, seppur geograficamente distanti, l’impatto è stato più devastante che per altri. A seguito degli eventi del 2001 gli Uiguri sono stati progressivamente accusati dal governo cinese di aver essere parte attiva di diverse cellule terroristiche, semplicemente perché di origine musulmana.
Questo ha portato il partito ad applicare fortissime repressioni e misure di polizia “non convenzionali” tra cui: processi di massa, condanne ed esecuzioni sommarie – 45 solo ad agosto 2015 – nei confronti della minoranza etnica, pur non fornendo alcuna prova tangibile di tali insinuazioni.
Un report del prestigioso AP (link: http://bigstory.ap.org/…/killings-china-anti-terror-cops-ra…), risalente al settembre 2014, mostra come, molto probabilmente, la risposta del governo al presunto problema sia stata eccessiva e dunque sottoponibile al vaglio di osservatori qualificati e soprattutto indipendenti.
In questo contesto estremamente precario ci perviene l’importante testimonianza di Alim Seytoff, presidente della “Uyghur American Association”, in un discorso tenutosi qualche giorno fa a Washington DC: “L’Uyghur American Association si oppone inequivocabilmente ad ogni forma di violenza… Gli Uiguri che cercano un significativo e duraturo risultato alle loro rivendicazione politiche non devono prendere la strada della violenza – e prosegue –. Il 9/11 è un giorno di solenne commemorazione: è tempo di riaffermare soluzioni pacifiche e democratiche ai dissensi politici. Le forme di dissenso non violento alle politiche repressive del governo cinese sono state classificate come terrorismo, nel tentativo di mettere a tacere le aspirazioni di libertà, democrazia a diritti umani”.
A tal fine suggerisce di sostituire l’atteggiamento attualmente usato dal PCC con un genuino e significativo dialogo tra il governo centrale e la minoranza etnica, così da migliorare la condizioni di questi ultimi e renderli “partecipanti attivi e decisori diretti nella determinazione del loro futuro”.
Anche Rebiya Kadeer, leader e madre degli Uiguri, ha costantemente richiamato l’attenzione su queste necessità e temiamo tuttavia che, con l’arrivo delle Olimpiadi Invernali del 2022 a Pechino, la voce di questi rappresentanti dovrà risuonare più forte che mai.
The Uyghur American Association (UAA),10/09/2015
M.R. Laogai Research Foundation
English version,UAA:
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