Le cliniche degli orrori in Cina. Dove si “correggono” i giovani omosessuali e gli adolescenti considerati problematici
“Che posto è questo?”. “Chi è quell’uomo?”
“Lui può curarti”, rispose sua sorella. Poi, insieme al padre, cominciarono a tirare Huang per le braccia, trascinandola a forza fuori dalla macchina, oltre una serie di cancelli di ferro, verso l’uomo che presto avrebbe conosciuto e temuto con il nome di “il vecchio Zhang”.
Foto da Internet
Huang ricorda con vivida precisione quella prima volta in cui ha camminato lungo lo stretto e buio corridoio della Chongqing Lishi Information Engineering School, uno degli istituti in Cina dove vengono rinchiusi gli adolescenti ai quali viene diagnosticata il disturbo da GID, Gender Identity Disorder, per “correggere la loro omosessualità”. “Passavo di fronte alle stanze e alcuni bambini venivano alle porte” ricorda. “In quel momento ho sentito che erano senza anima, sembravano svuotati”.
Un mese prima Huang (non il suo vero nome, naturalmente) che era nata maschio, si era dichiarata transgender in una lettera scritta a mano alla sua famiglia ed era scappata di casa. Catturata dalla polizia, venne subito portata al dipartimento di psicologia del Southwest Hospital, a Chongqing, dove incontrò il padre e gli parlò della sua decisione di sottoporsi a un intervento chirurgico per il cambio di genere. Un passo enorme, in una società ancora per buona parte chiusa e refrattaria a qualsiasi argomento che abbia a che fare con l’omosessualità e con il mondo transgender LGBT. “Mio padre pensava che esistessero solo due sessi”, racconta Huang, ma credevo di averlo convinto.
Huang si sbagliava, e se ne rese conto quando la riportarono a casa, nel marzo del 2018, a Jiangyin, nella provincia cinese di Jiangsu: “per organizzare la festa di compleanno per i tuoi 17 anni”, le dissero. Ma invece di tagliare la torta, Huang si trovò in un’auto con suo padre, sua sorella e suo cognato. “Hanno detto che volevano portarmi a fare shopping”, ricorda. “Ero sorpresa e un po’ incredula, pensavo: ‘Shopping? A quest’ora?’”. Dopo 20 minuti di viaggio Huang si rese conto che qualcosa non andava. L’auto svoltò in un’autostrada e si diresse fuori dalla provincia. “Dove mi state portando?” chiese. “Cureremo la tua malattia”, rispose suo padre. Nessuno le rivolse più la parola e, nel silenzio più assoluto, ore dopo, Huang si ritrovò nell’istituto di Chongqing, molo lontano da casa. Iniziò a capire quale sarebbe stato il suo destino quando un uomo robusto, sui 40 anni, che indossava una tuta mimetica e con un taglio di capelli da militare, venne ad accoglierli.
Huang, però, è riuscita a denunciare sui social media cinesi quanto le stava accadendo, accendendo così i riflettori – armata soltanto del suo coraggio e della sua caparbietà - su uno dei segreti più oscuri e meglio custoditi del Paese: le “scuole” nate per “regolare” il comportamento degli adolescenti. Brutali istituzioni che hanno il compito di “trasformare” i giovani LGBT e anticonformisti cinesi in “cittadini modello”. E dopo che la denuncia di Huang è diventata virale, qualcuno le chiama già “le cliniche degli orrori”.
Quando il padre, la sorella e il cognato se ne andarono senza salutarla, Huang si ritrovò da sola in un dormitorio in fondo al corridoio con altri otto tra bambini e ragazzi, di età compresa tra i nove e i 18 anni, tutti in divisa mimetica e con la testa rasata. Cuscini e coperte per letti a castello erano accatastati in un angolo e le finestre del bagno piccolo e umido erano attraversate da sbarre di ferro. Pochi minuti dopo, il Vecchio Zhang entrò nella stanza per parlare con lei. Nei mesi a venire, la “cura” per la sua sessualità e per le abitudini considerate “devianti o delinquenti” degli altri ragazzi sarebbe stata dispensata sotto forma di duro addestramento militare, insieme a regolari percosse e violenze “per fortificarti”, le dicevano.
Secondo quanto si può leggere nei registri pubblici, la scuola, un’istituzione privata, è stata fondata nel 2007 per “l’istruzione e la formazione dei giovani adulti”. L’iscrizione prevede che la Chongqing Lishi Information Engineering School fornisca “interventi di assistenza psicologica, addestramento militare, addestramento al lavoro, educazione filiale e gratitudine”.
In tutta la Cina esistono diversi istituti come questo, ufficialmente per “regolare” il comportamento degli adolescenti, siano essi gay o transgender, dipendenti da videogiochi o semplicemente disobbedienti o ribelli. In effetti, per rieducarli.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso il GID dall’elenco delle malattie mentali nella sua undicesima revisione della Classificazione internazionale delle malattie, che entrerà ufficialmente in vigore nel 2022, ma i giovani transgender cinesi si trovano costretti ad accettarla comunque, perché una diagnosi di GID, certificata da un istituto medico, è ancora necessario per poter accedere ai rari interventi di chirurgia di riassegnazione di genere che vengono autorizzati in Cina. Previo permesso scritto, firmato dai genitori, anche se il richiedente è maggiorenne. E non prima che il sistema abbia provato a “raddrizzare” quelli che ancora, a tutti gli effetti, vengono considerati dei malati.
Malgrado la Cina abbia ufficialmente depenalizzato l’omosessualità nel 1997 e l’abbia rimossa dall’elenco delle malattie mentali nel 2001, la classificazione cinese dei disturbi mentali continua a includere il disturbo dell’identità di genere (GID), diagnosticato a “persone che si vestono o partecipano alle attività del sesso opposto e rifiutano ostinatamente le loro caratteristiche biologiche di nascita e le attività sociali del loro genere”, quando tale comportamento“ dura da più di sei mesi ”.
Il direttore della ONG China SOGIE Youth Network con sede a Pechino, che riunisce gruppi LGBT nelle università cinesi, ha dichiarato: “Il GID è obsoleto a livello internazionale; è una categoria di malattia mentale, il che significa che essere transgender è in qualche modo “anormale”, fornendo un aspetto discriminatorio dal punto di vista medico”.
Huang - come desidera essere conosciuta per motivi di privacy - è nata proprio a Chongqing, nella primavera del 2001. È cresciuta con una sorella maggiore e un fratello, vivendo con i nonni mentre i loro genitori erano assenti a lavorare in fabbrica, come centinaia di migliaia di altri lavoratori migranti in tutta la Cina. Quando raggiunse l’età scolare, i genitori di Huang si stabilirono con i loro tre figli a Jiangyin, dove avevano trovato un lavoro stabile, in modo che la famiglia potesse stare insieme. Essendo già stata presa di mira dai compagni a Chongqing, Huang sperava che il trasferimento a Jiangyin le avrebbe offerto un po’ di tregua. Ma anche nella nuova scuola i compagni di classe cominciarono a prendersi gioco ferocemente del nuovo ragazzo che “si comportava come una ragazza”. “Giocavo a casa con altre ragazze, fingendo che l’erba fosse verdura e mettendola in ciotole di argilla …” Un giorno, mentre camminava con un altro ragazzo, tenendosi per mano, Huang cominciò a fare oscillare avanti e indietro le braccia, proprio come avrebbero fatto le ragazze della loro classe. Bastò questo perché gli altri bambini cominciassero a chiamare lui e l’amico omosessuali, schernendoli e chiedendogli con disprezzo se volessero sposarsi. Quando arrivò la pubertà, il corpo di Huang iniziò a cambiare e, ricorda lei, “la persona che mi guardava dallo specchio, per me era come un mostro”.
Quella prima notte all’Istituto di “correzione”, Huang la trascorse tremando di freddo sotto una coperta troppo leggera, condividendo il letto con un ragazzo. La svegliarono alle 5 del mattino. Gli studenti dovevano subito iniziare la giornata pulendo e ordinando le loro stanze, per poi andare a fare colazione. Le uova venivano servite una volta alla settimana, il lunedì. Dopo colazione, il compagno di stanza di Huang le mostrò le uniformi. “Mettila,” le disse. “Se non lo fai, verremo puniti tutti.”
L’esercizio mattutino includeva flessioni, salto in lungo e una corsa di 5 km. Nel pomeriggio, gli studenti frequentavano lezioni di matematica di base, cinese e talvolta psicologia. Quando Huang è tornata al suo dormitorio la prima notte, ha chiesto agli altri bambini perché erano stati mandati a scuola. I motivi erano vari: giocare a troppi videogiochi, farsi un tatuaggio, non tornare a casa la sera, litigare … “Perché non scappate?” chiese Huang. Le risposero che nessuno ci era mai riuscito.
Poche settimane dopo il suo arrivo alla scuola di Chongqing, Huang e gli altri ragazzi vennero svegliati alle 3 del mattino dal “vecchio Zhang” e dagli altri istruttori. Un quattordicenne di nome Chen aveva rubato un mazzo di chiavi e cercato di aprire i cancelli anteriori per andarsene, ma aveva fatto troppo rumore e aveva svegliato gli insegnanti facendosi scoprire. “Era da un po’ che non avevamo questo tipo di “incidenti”, disse loro il vecchio Zhang. “Ve ne ricorderete amaramente. Tutte le attività verranno annullate, e per voi comincerà una settimana infernale”.
Huang ricorda che Chen venne portato in un angolo. Due studenti furono costretti a tenerlo bloccato a terra mentre Zhang lo picchiava. “il ragazzo urlava, come un maiale che viene macellato. Nessuno osava muoversi. Nessuno pensava di scappare di nuovo ”, ricorda Huang.
Non ci sono dati ufficiali su quante di queste scuole esistano in Cina. Nel 2016, la China National Radio, gestita dallo stato, ha stimato che vi siano almeno 300 organizzazioni pubblicizzate come “centri di disintossicazione dalla dipendenza da Internet”, che si pubblicizzano online con annunci che dichiarano di “salvare i bambini con dipendenze, che si ribellano, che odiano la scuola, hanno relazioni d’amore premature o deviate e scappano di casa”.
Nel 2017, un ex studente di un istituto chiamato Yuzhang Shuyuan, a Nanchang, nella provincia di Jiangxi, nel sud della Cina, ha rivelato in una serie di post su Weibo (il Twitter cinese) che gli insegnanti picchiavano regolarmente gli studenti “fastidiosi” con righelli e cavi elettrici e li chiudevano in stanze senza finestre con nient’altro che un asciugamano sporco, un secchio d’acqua e una ciotola di riso. Le immagini scattate di nascosto e postate sul social network furono uno shock per l’intera nazione.
Alcune coraggiose denunce di altri ragazzi, in seguito, dimostrarono che i maltrattamenti erano comuni e diedero il via a una serie di azioni legali contro la scuola, che si sono trascinate per anni.
Questo luglio, secondo i registri dei tribunali pubblici disponibili su China Judgments Online, quattro, tra insegnanti e amministratori scolastici sono stati finalmente condannati da un tribunale locale a pene detentive che vanno da 11 mesi a più di due anni per detenzione illegale e sequestro di persona di alcuni studenti. Ma ormai, per loro, il danno era stato fatto.
Huang ha iniziato a scrivere della sua esperienza su Weibo nel maggio di quest’anno, rendendo pubblica la sua storia e lanciando una campagna su Kickstarter per finanziare il suo intervento chirurgico. Le donazioni sono arrivate per alcuni mesi, raggiungendo più di 12.000 yuan, ma alla fine si sono esaurite ben al di sotto dei 100.000 yuan di cui aveva bisogno per l’operazione e le spese di viaggio in Tailandia. Ha interrotto ogni rapporto con la sua famiglia e ha trovato lavoro in un negozio di pollo fritto a Suzhou: in piedi davanti a una pentola di olio bollente per turni di 12 ore. Sperando che, tolti 500 yuan per l’affitto e pochi yuan per il cibo, avrebbe piano piano risparmiato abbastanza per pagarsi l’operazione. Ma pur senza comprare vestiti nuovi da mesi e indossando solo una camicia grigia unta, riesce a risparmiare solo un paio di migliaia di yuan al mese. Ma non perde la speranza.
“Non siamo mostri”, dice, “siamo solo persone nate nel corpo sbagliato. Un giorno anche in Cina lo capiranno”.
Fonte: HUFFPOST,01/12/2020
Articolo in inglese, SCMP:
The brutal institutions ‘transforming’ China’s LGBT, nonconformist youth
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