Le donne uiguri manifestano a Istanbul contro i campi cinesi in occasione della Giornata internazionale della donna
Centinaia di donne uiguri nella Istanbul turca hanno organizzato una marcia per la Giornata internazionale della donna lungo il Bosforo lunedì chiedendo la chiusura dei campi cinesi nella regione dello Xinjiang.
Le donne uiguri con cartelli e bandiere del Turkestan orientale mentre manifestano davanti al consolato di Istanbul in occasione della Giornata internazionale della donna, chiedendo notizie dei loro parenti in Cina. Instanbul,08/03/2021
I manifestanti hanno gridato “fermare il genocidio” e “chiudere i campi” mentre marciavano a poche centinaia di metri dal consolato cinese a Istanbul.
“Lo stupro è un crimine contro l’umanità”, c’era riportato in un poster, riferendosi a un rapporto della BBC che denuncia lo stupro sistemico e la sterilizzazione forzata delle donne nei campi, che secondo la Cina sono centri di formazione professionale progettati per contrastare l’estremismo.
I gruppi per i diritti umani stimano che almeno 1 milione di uiguri e altre minoranze per lo più musulmane siano stati incarcerati in campi sparsi nella vasta regione nord-occidentale.
Gli uiguri parlano una lingua turca e hanno legami culturali con la Turchia che la rendono una destinazione privilegiata per evitare la persecuzione nello Xinjiang.
Recentemente, la presidente del Good Party (IP) Meral Akşener ha dichiarato che il suo partito farà una richiesta sollecitando il parlamento turco a riconoscere le atrocità commesse dalla Cina contro la comunità uigura come genocidio, seguendo le orme dei parlamenti canadese e olandese.
Il parlamento dei Paesi Bassi ha approvato una mozione non vincolante in cui afferma che il trattamento riservato alla minoranza musulmana uigura in Cina equivale a un genocidio, il primo paese europeo a rilasciare una simile dichiarazione.
Il mese scorso il Canada ha approvato una risoluzione che definisce genocidio il trattamento riservato dalla Cina agli uiguri .
L’ Human Rights Watch con sede a New York , insieme ai governi di diversi paesi, ha recentemente condannato la Cina , accusando le autorità cinesi di aver commesso gravi violazioni dei diritti umani contro le minoranze musulmane nella regione occidentale del paese dello Xinjiang.
Traduzione di Arcipelago laogai: in memora di Harry Wu
Fonte: Daily Sabah,08/03/2021
Commento di Gianni Da Valle, Arcipelago laogai: in memoria di Harry Wu
In molti paesi del mondo la disparità di opportunità, diritti e trattamento delle donne rispetto agli uomini è ancora irrisolta, in Cina assume contorni senza eguali. La discriminazione è peggiorata negli ultimi 15 anni, ma la Cina è l’unico paese al mondo in cui le donne sono discriminate ancor prima di nascere: secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica cinese, sarebbero oltre 30 milioni le “donne mancanti”, ovvero abortite o, nel migliore dei casi, non registrate alla nascita. Senza considerare i continui stupri di massa nei laogai, gli aborti forzati e le continue torture non solo fisiche alle quali sono soggette. E tutto questo non solo per facilitare la crescita economica (sfruttamento delle risorse) ma anche per cancellare le loro identità socio-culturale, (vedasi per es. il Tibet). La discriminazione delle donne è continua ed è persino peggiorata nell’ultimo decennio. Pure la discriminazione di genere contro le donne in cerca di lavoro in Cina è diffusa. Ma a queste grida di sofferenza l’Occidente pare non dare particolare ascolto.
Versione inglese:
Uyghur women demonstrate in Istanbul against Chinese camps
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