Le leggi repressive dimostrano la mancanza di volontà di Xi Jinping di accettare la lezione del massacro di Tiananmen
Il “Uyghur Human Rights Project (UHRP)” sollecita il governo cinese ad offrire un resoconto trasparente sugli eventi di Pechino e di punire i funzionari responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse contro i cittadini cinesi. L’organizzazione noprofit è infatti preoccupata di come l’attuale amministrazione cinese non abbia interiorizzato la lezione del massacro di piazza Tiananmen. Invece di ascoltare le legittime rivendicazioni del popolo cinese, il governo di Xi Jinping ha adottato una serie di leggi per contenere una vasta gamma di libertà. L’UHRP ritiene che tali restrizioni intensificano le tensioni e non generino stabilità.
“Non dobbiamo mai dimenticare gli studenti e le persone che sono morti per mano dell’Esercito di Liberazione del Popolo, il 4 giugno, 1989. Questi coraggiosi scesi per le strade della capitale cinese per esprimere frustrazione per un governo sordo che ha rifiutato di riconoscere la loro le aspirazioni di libertà e riforma democratica”, ha detto il direttore dell’ UHRP, Alim Seytoff.
Mr. Seytoff ha aggiunto: “Xi Jinping agisce nello stesso modo repressivo; come i suoi predecessori nel 1989. La sua motivazione è quella di mantenere il partito, se stesso ei suoi collaboratori al potere e non per servire gli interessi dei cittadini cinesi”.
A febbraio del 2015 l’UHRP ha pubblicato un briefing sulla legge antiterrorismo della Cina che delinea una serie di gravi problemi con la nuova normativa. La legge è stata adottata il 27 dicembre 2015 ed è in vigore dal 1° gennaio 2016.
Lo Uyghur Human Rights Project (UHRP) ha dichiarato preoccupazione riguardo alla nuova legge antiterrorismo adottata dalla Repubblica Popolare Cinese (PRC) il 27 dicembre 2015 e in vigore dal 1 gennaio 2016, per le violazioni dei diritti umani contro il popolo uiguro nel Turkestan orientale:
– Le definizioni ampie e vaghe di “terrorismo” e “estremismo religioso”, contenuta nella legislazione sono un tentativo di criminalizzare le espressioni pacifiche di credo religioso e legittimare la pesante repressione nel Turkestan orientale al fine di eliminare ogni opposizione uigura.
– Gli sforzi dello Stato cinese col fine di porre in silenzio tutti gli uiguri, giornalisti o cittadini allo stesso modo, etichettandoli come “terroristi” accusandoli di diffondere “voci” consolidano il racconto che la Cina deve affrontare una minaccia terroristica nel Turkestan orientale.
– La mancanza di controllo sulle forze di sicurezza statali non farà terminare l’uso eccessivo della forza e le uccisioni extragiudiziali nelle operazioni “antiterrorismo”. La legge garantisce la massima autorità per le forze di sicurezza della Cina per condurre le violazioni dei diritti contro la popolazione uigura, riducendo la tutela dei legittimi diritti del popolo uiguri. In pratica, la Cina ha fornito l’immunità alle sue forze di sicurezza per affrontare il dissenso e la protesta criticadel governo repressivo nel Turkestan orientale.
– La promulgazione di campagne di educazione di massa sul “contro-terrorismo”, ha lo scopo di scovare pacifici oppositori uiguri all’interpretazione del governo di “estremismo religioso”.
L’adozione della legge antiterrorismo è parte di una spinta giuridica di Xi Jinping per ridurre lo spazio disponibile per la società civile in Cina. La preoccupazione per queste nuove misure legislative è diffusa, anche da funzionari delle Nazioni Unite e da gruppi per i diritti umani.
Tra i manifestanti studenti a Tienanmen nella primavera del 1989 c’era un giovane studente Uiguro, Örkesh Dolet. Örkesh, che aveva studiato presso l’Università Normale di Pechino, si era confrontato di fronte premier Li Peng sulla televisione nazionale, circa la necessità del governo centrale di ascoltare le persone e le loro richieste di cambiamento politico ed economico. A seguito di violenta repressione del governo sui manifestanti, il nome di Örkesh è stato il secondo su una lista di 21 leader studenteschi più ricercati nelle proteste di Tiananmen.
Il preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 afferma: “il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità e l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola”. Questa dichiarazione sulla universalità dei diritti umani vale tanto per i governi autoritari del 2016 come è stato per la comunità delle nazioni nel post- Seconda Guerra Mondiale.
Fonte: UHRP, 1 giu 16
Traduzione Laogai Research Foundation Italia ONLUS
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